“Un anno sul teatro e a maggio comincio le riprese del nuovo film. Con Leonardo Pieraccioni? Non per questo progetto, ma contiamo di fare un bis quanto prima visto il successo di Io e te dobbiamo parlare”. Lo dice all’ANSA Alessandro Siani durante un letterale bagno di folla al Marateale che lo ha premiato ieri sera.
L’artista con grande generosità non si è risparmiato selfie e autografi, sempre con sorriso e ironia come quando tra il pubblico che lo assediava al teatro sul mare del Santavenere un gruppo di donne ha attirato la sua attenzione dicendogli “siamo venuti da Castellabate per vederti”, riferendosi al film cult Benvenuti al Sud girato nel paesino del Cilento. E lui ironico: “Allora fatemi vedere la carta d’identità”.
Con oltre 10 milioni al botteghino, Io e te dobbiamo parlare con Pieraccioni è stato un successo, ricorda Siani con accanto Paolo Del Brocco Ad di Rai Cinema che con 01 ha distribuito il film. “Per me e Leonardo è stata una scommessa, unire le nostre due comicità, ed è andata bene”, prosegue. E ora? “Adesso il tour in teatro con il nuovo spettacolo Fake news che che parlerà in chiave comica di questo momento molto difficile nello scoprire notizie vere e notizie false, la credibilità”. Il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Siani, sarà in tour fino alla primavera 2026.
Ripensando al primo film che gli ha dato grande popolarità, Benvenuti al Sud, con Claudio Bisio dice: “È bello credere che ci possa essere un progetto, un film, una canzone che ti può cambiare la vita. E questo è accaduto in mente a me, sono passati 15 anni dall’ultimo Benvenuti”.
Quanto alle origini, ricorda che la sua comicità “è casalinga, respirata in casa. Sono cresciuto con un padre ironico, a casa mia si rideva sempre, anzi lui ci imponeva di ridere. Mi ricordo un episodio con mia madre con lui che diceva ‘Maria ridi, la vita è bella, ridi’, ma lei niente ‘ridi te lo dico io che porto i pantaloni in questa casa’, mamma rispose ‘Ecco, mo’ mi hai fatto ridere'”.
E proprio la comicità, il sorriso “sono fondamentali nei momenti difficili come questi che stiamo vivendo, anzi necessari. Del resto nei tempi di guerra i teatri non chiusero anzi erano pieni, penso a Totò, Raffele Viviani, Aldo Fabrizi. Ecco, questo bisogno lo sento tanto anche oggi, come un antidoto”.
L’artista con grande generosità non si è risparmiato selfie e autografi, sempre con sorriso e ironia come quando tra il pubblico che lo assediava al teatro sul mare del Santavenere un gruppo di donne ha attirato la sua attenzione dicendogli “siamo venuti da Castellabate per vederti”, riferendosi al film cult Benvenuti al Sud girato nel paesino del Cilento. E lui ironico: “Allora fatemi vedere la carta d’identità”.
Con oltre 10 milioni al botteghino, Io e te dobbiamo parlare con Pieraccioni è stato un successo, ricorda Siani con accanto Paolo Del Brocco Ad di Rai Cinema che con 01 ha distribuito il film. “Per me e Leonardo è stata una scommessa, unire le nostre due comicità, ed è andata bene”, prosegue. E ora? “Adesso il tour in teatro con il nuovo spettacolo Fake news che che parlerà in chiave comica di questo momento molto difficile nello scoprire notizie vere e notizie false, la credibilità”. Il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Siani, sarà in tour fino alla primavera 2026.
Ripensando al primo film che gli ha dato grande popolarità, Benvenuti al Sud, con Claudio Bisio dice: “È bello credere che ci possa essere un progetto, un film, una canzone che ti può cambiare la vita. E questo è accaduto in mente a me, sono passati 15 anni dall’ultimo Benvenuti”.
Quanto alle origini, ricorda che la sua comicità “è casalinga, respirata in casa. Sono cresciuto con un padre ironico, a casa mia si rideva sempre, anzi lui ci imponeva di ridere. Mi ricordo un episodio con mia madre con lui che diceva ‘Maria ridi, la vita è bella, ridi’, ma lei niente ‘ridi te lo dico io che porto i pantaloni in questa casa’, mamma rispose ‘Ecco, mo’ mi hai fatto ridere'”.
E proprio la comicità, il sorriso “sono fondamentali nei momenti difficili come questi che stiamo vivendo, anzi necessari. Del resto nei tempi di guerra i teatri non chiusero anzi erano pieni, penso a Totò, Raffele Viviani, Aldo Fabrizi. Ecco, questo bisogno lo sento tanto anche oggi, come un antidoto”.