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La sentenza del Tar che boccia la proroga delle ‘zone rosse’ istituite dal prefetto di Napoli “sarà prontamente appellata innanzi al Consiglio di Stato”. Lo si legge in una nota della prefettura nella quale si sottolinea che sono “provvedimenti che consentono l’allontanamento di soggetti molesti e dediti ad attività illecite da zone connotate da degrado e criminalità, con i quali, in modo proporzionato ed equilibrato e col minor sacrificio possibile degli interessi concorrenti, sono state definite zone ad accesso limitato, a tutela della sicurezza urbana, coniugando la libertà di circolazione con la sicurezza e l’ordine pubblico”.
“I provvedimenti adottati dal prefetto – si legge nella nota erano scaturiti da decisioni, peraltro condivise con i sindaci e talvolta richieste dagli stessi, assunte in seno ad apposite sedute del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso delle quali si era dato atto che le zone rosse corrispondono a luoghi particolarmente esposti al rischio criminogeno e, in quanto tali, necessitano di misure ulteriori, di pronta attivazione, adeguate alla piena agibilità e fruibilità dello spazio pubblico da parte dei cittadini”.    Peraltro, “nelle riunioni del Comitato, era stata fissata una durata limitata di efficacia del dispositivo, collegato a specifiche esigenze di cautela, indicando le ragioni straordinarie che ne legittimavano l’adozione; erano state individuate le aree, estremamente limitate nel loro perimetro e collegate ad episodi di movida violenta e molesta, risse, significativa incidenza di fenomeni di degrado o aggressioni per futili motivi, atti di vandalismo, consumo eccessivo di alcool e inquinamento acustico, e criminalità diffusa, in particolare con riferimento di reati contro il patrimonio, contro la persona, in materia di stupefacenti e armi; erano, anche, stati individuati i destinatari delle misure di controllo nei soggetti che, già segnalati per determinati reati, assumono atteggiamenti “aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”.    “Tale era il presupposto delle proroghe oggetto del contenzioso definitosi con la sentenza in esame, che sarà prontamente appellata innanzi al Consiglio di Stato”, conclude la nota.