Sul treno del ritorno da Dimaro, dove il Napoli ha appena concluso il suo ritiro estivo, si incrociano storie. Alcune più curiose, altre semplicemente uniche. Come quella di una coppia di coniugi napoletani, seduti l’uno di fianco all’altro nella carrozza: marito e moglie, originari di Bacoli, oggi residenti a Tenerife, ma con un solo punto fermo che da sempre guida la loro vita. Il Napoli. Non hanno mai smesso di seguire gli azzurri. Anzi, oggi più che mai, la loro fede è diventata parte integrante della loro vita, anche a migliaia di chilometri di distanza.
La loro storia è fatta di amore per il Napoli, ma anche di una svolta inaspettata e drammatica. Quattro anni fa, un incendio colpì il palazzo in cui abitavano a Bacoli. Quel giorno, fortunatamente, i due coniugi erano pronti a partire per Tenerife, dove li attendeva la figlia che vive sull’isola spagnola da tempo. Lo scoppio dell’incendio e la fuga dalle fiamme rappresentarono un punto di non ritorno: da quel momento, su consiglio proprio della figlia, decisero di non tornare più. Si trasferirono definitivamente alle Canarie. “Abbiamo lasciato tutto – raccontano – ma abbiamo portato con noi il Napoli. Fu un momento complicato e avevamo già in programma un viaggio per andare a trovare nostra figlia che vive a Tenerife. Una volta arrivati lì, tra un po’ di serenità ritrovata e il consiglio della famiglia, decidemmo di restare. Ci siamo trasferiti lì in modo definitivo“. Ma nemmeno un oceano è bastato a spezzare il legame con l’azzurro.
E così, da Tenerife, ogni estate tornano in Italia per seguire da vicino il ritiro della squadra. “Non è vacanza, è una parte della nostra vita”, dicono. E non è solo Dimaro: nel corso degli anni hanno seguito i ritiri del Napoli ovunque — da Fiuggi con Zeman ai tempi di Boskov, Lippi, Ranieri. La loro memoria è una piccola enciclopedia dei ritiri azzurri: raccontano con precisione date, allenamenti, incontri. Hanno visto generazioni di calciatori indossare la maglia azzurra, ogni estate una pagina nuova da scrivere, da vivere da vicino. “Siamo appena tornati da Dimaro – ci dicono – ma ne abbiamo visti tanti, anche prima. Dai ritiri di Zeman a Fiuggi, a quelli di Boskov, fino a Boghossian, non ne abbiamo perso uno. Abbiamo sempre trovato il modo di esserci“. Parlano dei giocatori come se fossero amici di vecchia data. Ma il racconto più incredibile arriva quando ci parlano del viaggio di nozze in Francia. “Dovevamo partire per il viaggio di nozze – ci spiegano – e ci siamo resi conto che il Napoli giocava a Genova contro la Sampdoria. Abbiamo fatto tappa lì, visto la partita, e poi proseguito il viaggio della nostra luna di miele”. Una tappa inaspettata, scelta d’istinto, solo per poter seguire un’altra volta il loro Napoli.
Ma è quando parlano dei vecchi ritiri “di una volta” in Val di Sole che gli occhi della signora brillano. Un giorno, in uno di quei ritiri, nacque anche uno dei ricordi più esilaranti. “A Dimaro prima era tutto più libero. Era il periodo in cui si poteva girare tranquillamente per il paese e incontrare i calciatori. Entrai in una macelleria e vidi Hugo Campagnaro davanti al bancone. Mi avvicinai piano e lo abbracciai forte da dietro, per salutarlo con affetto. Ma non sapevo che aveva un problema alle costole, un dolore che si portava dietro da un paio di allenamenti. Lui saltò in aria e si voltò con una smorfia: ‘Ahia!’ Mi sentii in colpa ma ci ridemmo sopra tutti!”. La scena si chiude con una risata condivisa, perché anche Campagnaro, pur dolorante, rispose con una battuta.
Nel vagone tranquillo e silenzioso del treno Frecciarossa, mentre l’Alta Velocità scivola verso sud, questa coppia racconta un amore viscerale, che ha resistito al tempo, alla distanza e persino al fuoco. Un amore fatto di passione, memoria, famiglia e viaggi. La loro storia è una di quelle che meritano di essere raccontate. Perché il calcio, spesso, è molto più di una partita: è il filo che lega le persone ai ricordi, alla vita vissuta e alla speranza di continuare a emozionarsi, insieme, ancora una volta. Non importa vivere a Tenerife, attraversare l’oceano, dormire poco o fare mille chilometri in treno. Perché dove c’è il Napoli: loro ci saranno. Sempre.