Nove presunti affiliati al clan camorristico Longobardi – Beneduce di Pozzuoli (Napoli) sono stati arrestati dai Carabinieri in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
I reati contestati sono associazione di stampo mafioso e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal cosiddetto metodo mafioso”. Dalle indagini è emerso che a veicolare la droga nelle piazze di spaccio della zona era proprio quel gruppo criminale che così, attraverso un vero e proprio regime monopolistico si assicurava protezione dalle pretese dei gruppi rivali senza però disdegnare l’uso delle armi.
Il principale indagato, ritenuto il capo e promotore dell’organizzazione criminale, è emerso grazie alle intercettazioni, dirigeva e organizzava le sue attività criminali compreso il reclutamento di nuovi affiliati direttamente dal carcere dove era detenuto, grazie ai cellulari che aveva a disposizione.
Il quadro probatorio raccolto, inoltre, è stato confermato, spiega una nota, “nelle convergenti dichiarazioni di alcuni recenti collaboratori di giustizia che hanno riferito sull’organizzazione e sui partecipi del clan negli ultimi anni, nonché sulle nuove dinamiche criminali sul territorio di Pozzuoli e zone limitrofe”.
Figura anche il tentativo, per fortuna vano, di uccidere un ‘filatore’, cioè un delatore che avrebbe dovuto segnalare la presenza l’obiettivo di un agguato a un gruppo malavitoso, nell’ordinanza con la quale il gip di Napoli Rosamaria De Lellis, ha disposto l’arresto da parte dei carabinieri di nove presunti affiliati al clan Longobardi – Beneduce di Pozzuoli. A raccontare l’episodio agli inquirenti è il collaboratore di giustizia Luigi Sannino. Lo fa nell’ottobre del 2023, e il fatto – a cui lui stesso ha preso parte con Vincenzo Perillo – risale al settembre dello stesso anno. I due dopo avere ritirato da un nascondiglio il fucile a pompa che intendevano utilizzare per l’omicidio, cercano inutilmente una delle auto in uso al clan per recarsi sul luogo del raid ma erano già tutte “in servizio”. Allora scelgono di mettersi in movimento con uno scooter, ma uno dei due dimentica le chiavi di accensione. In sostanza perdono ulteriormente tempo e quando arrivano al bar dove avevano visto l’uomo, questi, nel frattempo, se n’era già andato. La storia resa dal “pentito” ha poi trovato conferma nell’analisi dei sistemi di videosorveglianza della zona in cui si trova il bar. Non solo. Il confronto tra le immagini registrate dalle telecamere nel locale e quel commissariato dove uno dei due si recare a firmare hanno consentito di identificare – malgrado fosse a volto coperto – il mancato killer: calzava, infatti, le stesse scarpe e aveva la stessa andatura di colui che era sottoposto all’obbligo di firma. Gli arresti sono stati notificati a Luigi Sannino, 24 anni, e a Vincenzo Perillo, 48 anni, ma anche a Gennaro Sannino, 51 anni; Patrizia Tizzano, 49 anni; Gabriele Goglia, 36 anni; Leonardo Perillo, 23 anni; Luigi Pio Sannino, 26 anni; Bruno Iannaccone, 22 anni, e a Mattia Esposito, 24 anni.