Tempo di lettura: 2 minuti
Il Coordinamento della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale esprime “il più profondo sconcerto per le esternazioni del Ministro Nordio, il quale, nel commentare i dati sui decessi in carcere resi noti dal Garante Nazionale (48 suicidi, 30 morti per cause “ancora da determinare”, 69 per cause naturali e uno per un incidente), ha negato l’esistenza di un allarme sociale, in quanto i numeri sarebbero “sotto il livello ereditato dal precedente governo nel 2022”.
Le parole del Ministro Nordio sono state poi riprese nella replica del Garante nazionale che ha specificato che “questa riduzione può rappresentare un possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate”.
Parole, queste, che sono di una gravità inaudita – prosegue il coordinamento dei garanti -, specie per chi, avendo ben in mente quanto scritto all’art. 27 della Costituzione italiana, entra quotidianamente in carcere e constata le gravi carenze del sistema (dalla fatiscenza delle strutture alla carenza del personale; dall’inadeguatezza delle prestazioni sanitarie all’impossibilità di realizzare con continuità progetti educativi) e il preoccupante e crescente livello di sovraffollamento”. “Parole, queste, che appaiono ancor più gravi per chi, come noi, Garanti territoriali, è testimone di storie di sofferenza umana, di solitudine e di abbandono, a cui il Ministro Nordio, con il suo commento, sembra non dare importanza, dimenticando, cinicamente, che non si tratta solo di numeri, ma di persone e che, per ciò solo, ogni morte in (e di) carcere è un fallimento dello Stato, rappresentando la cifra di una politica pubblica (penitenziaria) che non sta funzionando”, aggiunge la conferenza dei garanti dei detenuti.