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Ridare dignità e risalto alla tragedia del piroscafo Utopia nella quale morirono 540 migranti, 12 dei quali partiti con una valigia piena di sogni e speranze dal Fortore, è questo uno degli intenti del libro “Montefalcone di Val Fortore. L’emigrazione di fine ‘800, Gibilterra e il naufragio del 17 marzo 1891” di Marcello Zeppa, con la prefazione del professor Luigi Meccariello. L’opera è stata presentata a Montefalcone di Val Fortore nella piazzetta degli emigranti, luogo perfetto per dare ulteriore risalto e valore ad un libro che ripercorrere un episodio tragico e sconosciuto al grande pubblico. L’evento è stato promosso dall’Amministrazione Comunale di Montefalcone di Val Fortore guidata dal sindaco Michele Leonardo Sacchetti in collaborazione con la Pro-Loco presieduta da Dario Curcio ed ha permesso a tanti montefalconesi che in estate ritornano nella terra di origine di andare indietro nel tempo quando i propri nonni o bisnonni furono costretti, loro malgrado, ad abbandonare i luoghi cari per cercare fortuna altrove.

Nella sua opera l’autore non si limita a ricostruire in maniera minuziosa il tragico affondamento del piroscafo Utopia avvenuto nella baia di Gibilterra il 17 marzo 1891 dopo una collisione con una nave militare inglese, ma traccia uno spaccato del fenomeno migratorio con le sue tragedie ed i suoi drammi. Storie di soprusi quantomai attuali che hanno interessato milioni di italiani ai quali approfittatori senza scrupoli avevano promesso l’Eldorado dall’altra parte dell’oceano. Sul piroscafo Utopia erano presenti 900 migranti e se ne salvarono poco più di 300 a causa della mancanza di scialuppe di salvataggio per tutti. Dei 16 partiti da Montefalcone di Val Fortore, solo in quattro riuscirono ad arrivare a riva e rientrarono a Napoli con il piroscafo Assyria. “Il libro – ha spiegato l’autore Marcello Zeppa – prende il via dai racconti della mia famiglia, in particolare di mio padre che narrava di una tragedia in mare avvenuta alla fine dell’800 che aveva coinvolto dei migranti di Montefalcone di Val Fortore. Ma era tutto estremamente fumoso e c’era il serio rischio di perdere qualsiasi traccia anche se all’epoca la stampa internazionale e nazionale diedero molto risalto alla notizia. Successivamente, però, ci fu poca attenzione per le vittime perché la miseria non fa notizia, è sempre la ricchezza ad avere attenzioni. Anche solo risalire alla lista d’imbarco non è stato semplice e devo ringraziare alcuni storici della materia che mi hanno fornito informazioni preziose per rimettere al loro posto tutti tasselli. Scrivere questo libro è stato un atto dovuto a quei poveri morti in mare che furono vittima di qualcosa molto più grande di loro e l’opera è anche un viaggio nel fenomeno migratorio italiano con i suoi drammi e le profonde contraddizioni. Una tematica, a distanza di 134 anni ancora di grandissima attualità. L’emigrazione del Mezzogiorno d’Italia fu la rivoluzione silenziosa contro la miseria”.

Dopo la presentazione del libro nella piazzetta degli emigranti di Montefalcone di Val Fortore è stata scoperta una stele commemorativa a perenne memoria dei 12 migranti del centro fortorino periti nella tragedia del piroscafo Utopia. Presenti il Maggiore Gaetano Ragano Comandante Compagnia dei Carabinieri di San Bartolomeo in Galdo e il Maresciallo Antonio Pizzo Comandante Stazione Carabinieri di Montefalcone