Il Garante dei detenuti della Provincia di Caserta, don Salvatore Saggiomo, dopo le ultime aggressioni nei penitenziari: “Le carceri sono una bomba sociale.
Lo Stato ha perso il controllo. Chi sbaglia deve pagare, ma non può essere abbandonato in una cella a morire. Lo Stato ha perso il controllo tutela per gli agenti Tutela reale per gli agenti, che oggi sono eroi silenziosi e abbandonati.
Dopo le recenti aggressioni nei penitenziari di Aversa, Santa Maria Capua Vetere e Carinola, il Garante lancia un appello durissimo alla politica: “Le carceri sono una bomba sociale. E la politica è complice con il suo silenzio.”
Ho visitato in questi giorni i penitenziari di Aversa e Santa Maria Capua Vetere, e nelle ultime ore ho espresso la mia solidarietà al comandante della casa circondariale di Carinola, dopo l’ennesima aggressione subita dagli agenti di Polizia penitenziaria. Mi recherò al più presto in visita anche lì, per ascoltare, vedere, e testimoniare la mia vicinanza a chi lavora in condizioni disumane.
Il quadro è gravissimo. Le carceri italiane sono ormai una polveriera pronta ad esplodere. La tensione è costante. Le celle scoppiano. Gli agenti sono stremati, pochi e abbandonati. I detenuti vivono in condizioni indegne di un Paese civile.
Chi sbaglia deve pagare.
Ma pagare non può mai significare perdere la dignità.
Pagare non può significare morire in una cella, suicidarsi nell’indifferenza, o vivere come bestie. Lo Stato non può somigliare ai suoi peggiori criminali.
I numeri della vergogna (dati ufficiali 2024-2025):
Suicidi in carcere: 83 nel 2024 (record storico), oltre 2.000 tentativi.
Atti di autolesionismo: oltre 12.000.
Aggressioni: più di 5.500 episodi nel solo 2024, in aumento costante.
Sovraffollamento: oltre 61.000 detenuti in 47.000 posti.
Personale penitenziario: organici carenti, turni massacranti, zero rinforzi.
Una politica cieca, complice, e colpevolmente silenziosa
È inaccettabile che lo Stato italiano lasci marcire il sistema penitenziario come fosse una discarica umana. La Costituzione parla di rieducazione, non di abbandono, abusi e disperazione.
La politica oggi è complice. Per paura del consenso facile, non ha il coraggio di affrontare un problema esplosivo. E mentre in Parlamento si discute, nelle celle si muore. Si tagliano nastri ma non si aprono porte alla riforma. Si predica sicurezza, ma si seminano violenza e caos. Servono azioni, non passerelle: 1. Assunzioni urgenti e straordinarie di personale penitenziario; 2. Piano nazionale contro il sovraffollamento, con pene alternative per reati minori e fragilità; 3. Supporto sanitario e psichiatrico per i detenuti con dipendenze o disturbi mentali; 4. Formazione, tutela e dignità per gli agenti di Polizia penitenziaria, oggi veri eroi silenziosi; 5. Commissione parlamentare permanente sul carcere: monitoraggio, trasparenza e responsabilità politica.
“Se lo Stato abdica al suo ruolo, perde la sua legittimità”
Non ci può essere giustizia senza umanità. E non ci può essere umanità dove regna l’abbandono.
Il carcere è lo specchio di un Paese. E oggi, quello specchio riflette una società incapace di rieducare, pronta solo a punire e a dimenticare.
Mi appello al Governo, al Parlamento, alle istituzioni: basta chiacchiere.
Basta ipocrisie. Basta silenzi.
È tempo di scelte coraggiose. O il sistema penitenziario viene riformato ora, o tra poco conteremo altri morti, altri agenti aggrediti, e un altro pezzo di civiltà andato in frantumi.
Il mio compito non è difendere chi sbaglia, ma custodire ciò che di umano rimane anche laddove tutto sembra perduto.
Come prete, non posso assistere in silenzio alla sofferenza che genera altra sofferenza.
Come garante, ho il dovere di chiamare la politica e le istituzioni alle loro responsabilità, anche quando questo significa denunciare omissioni colpevoli”, così nella nota Don Salvatore Saggiomo garante dei diritti dei detenuti della provincia di Caserta