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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stamapa di RSU – Alto Calore Servizi spa, Vito Di Paola, Giulio Fusco, Francesco Capuano – FEMCA CISL Vito Guerriero, Lodovico Santoro – UILTEC Tamara Pagnozzi – CISAL FEDERENERGIA Salvatore Raviele – FILCTEM CGIL.

Basta ipocrisie: verità, responsabilità e coerenza per salvare l’azienda e il servizio idrico.
Negli ultimi mesi stiamo assistendo a un diluvio di cifre e dichiarazioni che cambiano a seconda di chi le racconta: percentuali di tariffa, stime di debito e bilanci agitati come armi di scontro politico. Numeri che raramente coincidono e che finiscono per alimentare soltanto confusione, populismo e accuse facili.

Abbiamo letto con attenzione anche la nota del cosiddetto “gruppo di professionisti irpini per salvare l’Alto Calore” e riteniamo doveroso ristabilire la verità, per rispetto dei cittadini, dei lavoratori e delle istituzioni. Attribuire a un singolo Amministratore Unico la responsabilità di criticità che si trascinano da oltre vent’anni è un’operazione strumentale, fuorviante e inaccettabile. Le difficoltà dell’Alto Calore sono ben note: debiti accumulati in decenni, evasione tariffaria mai affrontata seriamente, perdite idriche da condotte mai sostituite, riscossioni rinviate, infrastrutture vetuste e una crisi idrica ormai cronica, per non parlare di accordi risalenti al passato che ci obbligano a cedere acqua ad altri territori, penalizzando il nostro, tra i più ricchi di risorse idriche d’Italia.

Va ricordato, soprattutto, che il concordato preventivo non è stato certo il risultato di una gestione recente, ma una scelta obbligata per affrontare una crisi strutturale a seguito di una istanza di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Avellino nel 2021. Oggi non servono proclami o propaganda, e ancor meno servono contributi anonimi mascherati dietro un sedicente “gruppo di professionisti” che lancia accuse e pretende attenzione, sottraendosi però al confronto pubblico e alla responsabilità delle proprie opinioni. È un dato di fatto: chi ha soluzioni e competenze dovrebbe esporsi con trasparenza e coraggio, non celarsi dietro l’anonimato.
È necessario ricordare, inoltre, che chi aveva le competenze tecniche e normative per progettare e programmare non ha mai agito concretamente. Infatti alcuni “luminari”, oggi elevati al rango di salvatori, hanno ricoperto per decenni incarichi apicali con pieni poteri decisionali, ma non hanno mai realmente applicato le normative vigenti nella gestione del servizio idrico integrato. La memoria corta e la selettività delle denunce rappresentano un problema serio, così come l’improvvisazione e la mancanza di coerenza.

Le soluzioni non si improvvisano e non possono essere piegate a logiche di favoritismo, spesso denigrando professionisti interni che da anni operano con serietà e competenza, evitando accentramenti e piccoli feudi personali. E sono proprio quegli stessi feudi, che una volta smantellati, hanno generato malumori e reazioni sproporzionate, fino a spingere alcuni a perdere il senso della misura, sentendosi defraudati di un potere mai dovuto.
Chi, invece, propone tagli al personale o riduzioni dell’orario di lavoro dimostra non solo di ignorare la complessità della macchina operativa, ma di non voler garantire la continuità del servizio. Comprendiamo che vivere sempre all’ombra possa essere frustrante, ma prestarsi a diventare strumenti nelle mani di logiche di potere, nella speranza di future gratificazioni, appare eccessivo e sinceramente abbastanza triste. Non bisogna dimenticare, poi, le varie inchieste giudiziarie che, nel corso della storia dell’azienda, hanno coinvolto non certo i dipendenti, ma chi ha amministrato e ricoperto ruoli di comando. Inchieste poi cadute nell’oblio, mentre alcuni dei protagonisti oggi pontificano dai divani dei propri salotti godendo di pensioni d’oro, e altri si sono dileguati in silenzio, dopo aver alimentato le difficoltà senza individuare soluzioni concrete e, in alcuni casi, aggravando ulteriormente la situazione.

I sindaci che oggi alzano la voce contro gli aumenti sono gli stessi che ieri hanno approvato i bilanci e il piano concordatario, dove era riportato in modo chiaro anche l’adeguamento tariffario, che richiedeva un’attenta lettura e analisi dei documenti. Oggi gridano allo scandalo, ma ieri hanno votato a favore. Quel piano non è un artificio contabile, ma un percorso costruito su basi concrete: investimenti, recupero dei crediti, copertura dei costi e adeguamento tariffario. Per la prima volta, grazie al lavoro tecnico e amministrativo di Alto Calore, è stata realizzata una raccolta dettagliata, completa e verificata dei dati
necessari per la determinazione della tariffa. Un’attività mai svolta in passato con questa accuratezza, che ha permesso all’Ente Idrico Campano di deliberare su basi certe, tracciabili e coerenti. Questa decisione riguarda anche i Comuni del Beneventano che fanno tuttora parte della compagine sociale di Alto Calore: anch’essi, al pari degli altri, hanno il dovere di partecipare con responsabilità al percorso intrapreso.
Opporsi oggi significa contraddirsi. Senza la copertura economica garantita dalle tariffe, l’intero piano rischia di crollare, compromettendo la capacità stessa dell’azienda di operare e a pagarne le conseguenze sarebbero i cittadini, con costi più alti, servizi peggiori e scenari emergenziali. La stampa, purtroppo, fatta salva l’onestà di una parte dei giornalisti, ha spesso preferito l’onda del populismo alla ricerca della verità e non manca, inoltre, chi cerca visibilità sui social distorcendo i fatti e strumentalizzando immagini e video per alimentare polemiche e commenti dei soliti leoni da tastiera. È un paradosso che non solo danneggia l’informazione, ma finisce per disorientare e confondere l’opinione pubblica, quando invece il ruolo della stampa dovrebbe essere quello di accompagnare i cittadini nella comprensione dei fatti, con equilibrio e completezza. Approfondire le carte, dare voce a tutte le parti in causa, chiarire i numeri e contestualizzarli significa offrire un servizio prezioso alla collettività. Un giornalismo attento e responsabile può contribuire a rafforzare la fiducia tra istituzioni, lavoratori e comunità locale, diventando un alleato fondamentale per stimolare soluzioni concrete e per far crescere una consapevolezza condivisa su un bene essenziale come l’acqua. L’incremento tariffario è diventato il pretesto per uno scontro politico-mediatico senza precedenti, culminato nel corso della recente assemblea dei Soci, convocata per una informativa su andamento del concordato e adeguamento tariffario ma soprattutto sull’emergenza idrica – che è la questione più grave e che ha innescato le proteste – e trasformata in una resa dei conti sulla pelle dei cittadini, presi in giro da chi
cavalca il malcontento invece di assumersi le proprie responsabilità.
Un esempio è la trattativa con la Regione: un’occasione concreta per ottenere sostegni e soluzioni condivise, che invece di essere valutata per la sua importanza viene piegata a logiche di consenso e trasformata in bandiera elettorale. Ancora una volta, al posto di pensare al bene comune, si strumentalizza tutto per guadagnare qualche voto. È populismo puro, che illude i cittadini e li espone al rischio più grande: il fallimento definitivo della società. Ed è questo il punto: se Alto Calore fallisce, non ci saranno meno tariffe o più servizi, ma solo danni enormi per le comunità e per gli stessi Comuni, che si ritroverebbero con debiti ancora più pesanti e senza alcun controllo sulla gestione dell’acqua.
Una verità, però, deve restare chiara: senza i dipendenti il servizio non si regge. Sono i tecnici – funzionari e operai – a garantire l’acqua, con disponibilità anche al di fuori dell’orario di lavoro, tra reti colabrodo, turnazioni estive, interventi notturni e festivi, guasti continui e carenza di risorse e strumenti. Accanto a loro, il personale amministrativo sostiene le attività negli uffici e gli addetti all’utenza gestiscono quotidianamente file interminabili di utenti agli sportelli e una mole crescente di pratiche da gestire. Parlare genericamente di “mare di dipendenti” è offensivo verso chi, con sacrificio e professionalità, impedisce il collasso dell’azienda.

E senza timore di smentita possiamo affermare che il numero dei dipendenti di Alto Calore, nelle condizioni attuali – mancanza di telecontrollo, software obsoleti, strumentazione carente, mezzi insufficienti – è addirittura sottodimensionato, tanto che si è dovuto ricorrere a lavoratori interinali, anche a causa di scelte del passato che hanno incentivato prepensionamenti, con il risultato di perdere competenze fondamentali e conoscenze del territorio. In questi mesi, come RSU, abbiamo seguito la strada della responsabilità e della trasparenza, con comunicati firmati, confronto continuo e senza proclami o anonimati di comodo: il nostro è lo sguardo diretto di chi lavora, e a chi lancia accuse dall’esterno ricordiamo con fermezza che non ha titolo per delegittimare l’impegno quotidiano dei lavoratori.

Difenderemo i lavoratori in ogni sede, contro ogni assalto, manipolazione o tentativo di delegittimazione e, confermando la nostra disponibilità a collaborare con la governance, ribadiamo che non accetteremo speculazioni politiche né attacchi al lavoro e ai sacrifici di centinaia di dipendenti che da anni rappresentano l’unico vero baluardo a tutela del servizio idrico integrato. Alto Calore non si salva con gli slogan. Si salva con serietà, unità e rispetto.

Firmato: RSU Alto Calore Servizi
Vito Di Paola, Giulio Fusco, Francesco Capuano – FEMCA CISL
Vito Guerriero, Lodovico Santoro – UILTEC
Tamara Pagnozzi – CISAL FEDERENERGIA
Salvatore Raviele – FILCTEM CGIL”