Da Napoli un’iniziativa multiculturale e multiconfessionale per la stop alla carneficina in Palestina. Il Coordinamento per la Difesa della Pace nasce dall’impegno congiunto di numerose associazioni del territorio, insieme a personalità di rilievo provenienti dal mondo del volontariato, della cultura e del giornalismo. Domani 11 Settembre, alle 18 un incontro presso la Chiesa di Santa Maria Stella Maris in piazza del Grande Archivio a Napoli. Costituiscono il Coordinamento le sigle Centro Di Iniziativa Meridionale, Unità Mediterranea, Associazione Silenceart&pace, I Sedili Di Napoli, Sud E Civiltà, Insorgenza, Corpo Internazionale Di Soccorso O.d.v, Chiesa Valdese Di Napoli, Centro Studi Regione Mezzogiorno Mediterraneo Eu-med, Terramare Motus, Circolo Acli Poggioreale, Ssd Kodocan Sport Napoli, U. S. Acli Karate Club Shotokan Do, Associazione Mondo Scuola e Comitato civico di Portosalvo. A titolo personale, aderiscono Anna Rea, ex segretario generale Uil Campania, e Lucio Baglio del gruppo Sae (Segretariato Attività Ecumeniche) di Napoli e Caserta. Ci sono cattolici, valdesi, laici. Non ci sono steccati religiosi né politici. “Siamo ecumenici” sottolinea Paolo Pantani, vice presidente del Centro Studi Regione Mezzogiorno Mediterraneo Eu-med.
“L’obiettivo comune – afferma una nota – è dare voce a una preoccupazione crescente per quanto sta accadendo a livello internazionale, con particolare riferimento alla terra di Palestina, oggi teatro di un orribile massacro indiscriminato della popolazione civile da parte dell’esercito di Israele”. Il Coordinamento per la Difesa della Pace ricorda come la comunità internazionale abbia definito il genocidio (Convenzione ONU del 1948, art. II) “qualsiasi atto commesso con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”. Fra tali atti rientrano le gravi lesioni all’integrità fisica o mentale, la sottomissione intenzionale a condizioni di vita miranti alla distruzione fisica, le misure volte a impedire le nascite e il trasferimento forzato di bambini. “Di fronte a tale tragedia – evidenzia Il Coordinamento -, il silenzio e l’inazione dei governi — che avrebbero i mezzi e le responsabilità per fermare questa spirale di violenza — suscitano sgomento e indignazione profonda”. Ed è dunque “dovere della società civile organizzarsi e farsi carico di un impegno concreto, affinché la richiesta di giustizia e di pace trovi la forza di tradursi in pressione popolare e morale”.
Il Coordinamento si propone quindi alcuni traguardi: Promuovere iniziative pubbliche di informazione e sensibilizzazione; Favorire momenti di confronto e di dialogo tra culture, comunità e religioni diverse; Mobilitare l’opinione pubblica attraverso campagne, eventi e manifestazioni pacifiche; Collaborare con altre realtà associative e internazionali impegnate per la pace e i diritti umani; Stimolare un dibattito critico e coraggioso sul ruolo delle istituzioni e dei governi nella costruzione della pace.