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La giornata di ieri ha visto scendere in strada migliaia di persone in tutta Italia per chiedere la fine delle violenze a Gaza e la tutela dei diritti del popolo palestinese. Due piazze, però, hanno raccontato due storie molto diverse: Napoli, cuore pulsante del Sud, e Milano, capitale economica del Paese.

Nel capoluogo campano, come in altre città della regione, il clima è stato pacifico, inclusivo, quasi familiare. Una marea di giovani, studenti, famiglie, associazioni e realtà della società civile ha sfilato tra cori, cartelli e bandiere, dando vita a un corteo che si è trasformato in un abbraccio collettivo.

La manifestazione non è stata solo protesta, ma soprattutto testimonianza: la Campania ha voluto ribadire con forza la propria adesione a valori universali di pace, solidarietà e giustizia. Napoli, spesso raccontata nei media come città problematica, “difficile” o “al limite”, ha mostrato un volto diverso e autentico: quello di una comunità capace di unirsi per un obiettivo comune, senza degenerazioni, senza tensioni.

Scenario opposto, invece, quello di Milano. Nella città simbolo della modernità e dell’efficienza, la manifestazione ha purtroppo conosciuto momenti di forte tensione, culminati negli incresciosi episodi alla Stazione Centrale, dove sono stati segnalati danni e scontri. Episodi che hanno inevitabilmente spostato l’attenzione dal messaggio originario della protesta al tema della sicurezza e dell’ordine pubblico, oscurando il contenuto politico e umanitario della mobilitazione.

Il confronto tra le due piazze non è soltanto cronaca: è anche un’occasione per riflettere sui pregiudizi che ancora oggi pesano su Napoli e sulla Campania. Proprio nel weekend al raduno della Lega, a Pontida, si è assistito all’ennesimo episodio di cori offensivi contro i napoletani: un rituale che ciclicamente riaffiora, alimentando stereotipi e discriminazioni che relegano il Sud a una narrazione negativa e caricaturale. Eppure, a pochi giorni di distanza, sono stati proprio i campani a dimostrare quanto siano lontane dalla realtà quelle rappresentazioni: una comunità che sa farsi carico di ideali universali, capace di manifestare in maniera civile e matura.

Se guardiamo senza filtri e senza pregiudizi, la giornata di ieri racconta una storia chiara: non esistono terre “migliori” o “peggiori”, ma persone e comunità capaci o meno di incarnare valori positivi. Napoli e la Campania hanno mostrato di saperli custodire e praticare, trasformando una protesta in un grande esercizio di democrazia. Una lezione che forse dovrebbe essere raccolta anche da chi, troppo spesso, riduce il Sud a un insieme di luoghi comuni. Perché la pace, la giustizia e la solidarietà non hanno geografia: ieri hanno trovato casa nelle piazze della Campania.