Tempo di lettura: 2 minuti

Torna libero Nicola Ferraro, l’imprenditore finito in carcere il 9 settembre scorso nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che lo ritiene al centro di una sistema di corruzione per l’assegnazione di appalti pubblici nel settore dei rifiuti.

A deciderne la scarcerazione il tribunale del Riesame di Napoli, che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli nei confronti di Ferraro (difeso da Mario Griffo e Giuseppe Stellato). L’imprenditore, ex consigliere regionale dell’Udeur, ha già scontato una pena per concorso esterno in camorra, con l’accusa di essere colluso con il clan dei Casalesi. Per la Dda però Ferraro, anche dopo aver scontato la condanna, avrebbe continuato a pilotare appalti di Comuni in Campania e altre regioni, come la Sicilia, corrompendo funzionari pubblici, procurando voti a politici, e sempre per conto del clan casertano. Un’impostazione, quella dell’accusa, che già lo stesso gip aveva in parte smontato, non riconoscendo la sussistenza a carico di Ferraro del reato di associazione mafiosa né l’aggravante mafiosa per gli altri reati contestati; a questa scelta del Gip la Procura di Napoli ha fatto appello (udienza non ancora fissata).
    
Il Tribunale Riesame ha però annullato in toto l’ordinanza per Ferraro, ed è probabile che lo abbia fatto per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, visto che nel caso dell’altro indagato finito in carcere, l’imprenditore Giuseppe Rea, il Riesame ha solo “alleggerito” la sua posizione facendolo passare ai domiciliari. Nell’indagine della Procura antimafia è stato coinvolto anche il sindaco di Arienzo (Caserta) nonché coordinatore provinciale di Forza Italia (sospeso dalla carica) Giuseppe Guida, finito ai domiciliari il 9 settembre perché ritenuto parte del “sistema Ferraro” e poi tornato libero; nel suo Comune la Prefettura di Caserta ha inviato la Commissione d’Accesso per valutare eventuali infiltrazioni camorristiche.