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Ha ammesso tutto Salvatore Ocone, il 58enne di Paupisi accusato di aver ucciso la moglie Elisabetta Polcino, 49 anni, e il figlio Cosimo, 15 anni, oltre ad aver ridotto in fin di vita la figlia Antonia, 16 anni. La confessione è arrivata nella notte, al termine di un lungo interrogatorio davanti al procuratore di Benevento, Gianfranco Scarfò, nella caserma dei carabinieri di Campobasso. Dopo un’ora e mezza di domande, Ocone – assistito dall’avvocato d’ufficio Giovanni Santoro – ha ammesso le proprie responsabilità. Al termine è stato trasferito nel carcere di Campobasso con le accuse di duplice omicidio aggravato, tentato omicidio e sequestro di persona.

I figli colpiti subito dopo la madre

Secondo una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe aggredito i due figli subito dopo aver ucciso la moglie, probabilmente nel sonno, colpendola con una pietra alla testa. Sarebbe dunque esclusa, almeno per ora, l’ipotesi che i ragazzi siano stati feriti durante la fuga da Paupisi a Ferrazzano, in provincia di Campobasso, dove Ocone è stato catturato dopo dodici ore di ricerche.

La figlia 16enne, trovata nell’auto accanto al padre e al fratello ormai senza vita, è stata trasportata in condizioni gravissime dall’ospedale Cardarelli di Campobasso al Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico per ridurre un’emorragia cerebrale. L’intervento chirurgico per un grave trauma cranico, è durato diverse ore, e la prognosi è riservata. “È stata data esecuzione a un fermo per duplice omicidio aggravato, tentato omicidio e sequestro di persona. È stato interrogato e sui fatti ha reso confessione”, ha dichiarato il procuratore di Benevento, Gianfranco Scarfò, nella notte dopo la cattura di Ocone. Il magistrato ha preferito non entrare nei dettagli della confessione: “Su tutti gli altri particolari non è opportuno parlare adesso. Dobbiamo fare ancora approfondimenti, soprattutto sulle motivazioni”. Scarfò ha poi ringraziato i carabinieri di Benevento e Campobasso per la rapidità dell’operazione e ha rivolto un pensiero alla ragazza ricoverata: “Spero che la collaborazione sia stata utile soprattutto per una persona che in questo momento è in ospedale”.

La tragedia iniziata a Paupisi: dodici ore di fuga e la caccia all’uomo

Dodici ore di fuga e terrore si sono concluse ieri nel pomeriggio, quando i carabinieri hanno fermato Salvatore Ocone, 58 anni, di Paupisi, accusato di aver ucciso la moglie, Elisabetta Polcino, 49 anni, e il figlio Cosimo, 15 anni. L’uomo è stato bloccato tra Ferrazzano e Mirabello, in provincia di Campobasso, a bordo della sua Opel Mokka nera, accanto al corpo senza vita del figlio e alla figlia Antonia, 16 anni, gravemente ferita. 

Tutto ha avuto inizio alle prime luci di ieri, poco prima delle 9. La madre di Ocone, non vedendo la nuora scendere per accompagnare i ragazzi a scuola, è salita al piano superiore della villetta di famiglia. Qui ha trovato Elisabetta senza vita, probabilmente uccisa nel sonno con colpi di pietra alla testa. Le urla della donna hanno richiamato vicini e parenti, mentre sul posto arrivavano i carabinieri: per la 49enne, però, non c’era più nulla da fare. In casa mancavano Ocone e i due figli minori. Anche l’auto dell’uomo era sparita, dando il via a una drammatica fuga che sarebbe durata ore.

La ricerca di Ocone ha coinvolto i carabinieri del comando provinciale di Benevento, guidati dal colonnello Enrico Calandro, con il supporto delle pattuglie molisane, della Polizia municipale di Campobasso  guidati da Luigi Vella e di un elicottero del nucleo di Pontecagnano. Grazie al sistema di lettura targhe, la Opel Mokka è stata localizzata a circa 70 chilometri da Paupisi. Poco prima delle 19, l’elicottero ha segnalato l’auto ferma in un’area rurale tra Ferrazzano e Mirabello anche grazie al sistema lettura targhe con al collaborazione dall’Arma dei Carabinieri e la  Polizia Municipale di Campobasso . Sul posto, i carabinieri hanno trovato Ocone in auto: accanto a lui, Cosimo era già morto, mentre la sorella Antonia presentava una frattura della teca cranica e altre ferite da oggetto contundente, probabilmente lo stesso utilizzato contro la madre. La ragazza è stata trasportata d’urgenza all’ospedale di Campobasso e poi trasferita al Neuromed, dove è stata operata per ridurre un’emorragia cerebrale. Al momento dell’arresto, Ocone non era armato e non ha opposto resistenza. 

Le salme della donna e del ragazzo sono state trasferite all’ospedale di Benevento per l’autopsia, disposta dal procuratore Gianfranco Scarfò, che coordina le indagini dei carabinieri. L’esame chiarirà le cause del decesso e le modalità dell’aggressione.

Intanto, il figlio maggiore della coppia, che si trovava a Rimini per lavoro, è rientrato appena appresa la tragica notizia. Una famiglia spezzata, una comunità sotto shock e un interrogativo senza risposta: cosa ha spinto un uomo, un papà a trasformarsi in assassino dei suoi cari?