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Il piccolo comune di Paupisi è stato scosso da una tragedia che lascia sgomenti: Salvatore Ocone, 56 anni, ha prima ucciso la moglie Elica Polcino colpendola con una pietra mentre dormiva, poi ha tolto la vita al figlio minore Cosimo, 15 anni, e ferito gravemente la figlia Antonia Natalia, 17 anni, ora ricoverata in prognosi riservata al Neuromed di Pozzilli.

Un dramma che sembra inscriversi in quella dinamica psicologica estrema che la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, attraverso un post sui suoi social, ha definito “delirio di rovina”.

Secondo Bruzzone, episodi simili non nascono dal nulla ma da un meccanismo psichico devastante: una convinzione incrollabile che la propria vita sia irrimediabilmente distrutta, senza più possibilità di riscatto.

In questa spirale, la disperazione diventa progetto criminale e i familiari vengono percepiti come “estensione di sé”: se il soggetto è condannato al crollo, anche chi gli è più vicino deve seguirlo nella caduta.

Bruzzone elenca alcuni segnali che possono precedere tragedie di questo tipo:

  • Litigi e aggressività ricorrenti, che diventano la normalità quotidiana.

  • Frasi catastrofiche, come “non c’è più nulla da fare” o “è meglio morire tutti”.

  • Rigidità mentale assoluta, senza vie di mezzo.

  • Comportamenti eccentrici o incomprensibili, che spesso nascondono significati simbolici.

  • Coinvolgimento ossessivo della famiglia, vista come parte indissolubile del proprio destino.

Presi singolarmente, questi elementi potrebbero sembrare insignificanti. Ma se si combinano, diventano un campanello d’allarme che va riconosciuto e segnalato per tempo.

Il caso di Paupisi, come altre stragi familiari, mostra ancora una volta quanto questi drammi non siano mai del tutto “improvvisi”. La cronaca racconta di un padre che ha trasformato il proprio delirio autodistruttivo in un piano omicida, coinvolgendo i suoi affetti più cari.
Un terremoto interiore, come lo definisce Bruzzone, che scuote in silenzio fino a devastare tutto.

Ora restano un paese sconvolto, una famiglia spezzata e una comunità che cerca risposte. La riflessione della criminologa invita a non abbassare lo sguardo: cogliere i segnali, intervenire per tempo, può fare la differenza tra la vita e la morte.