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Assumevano il completo controllo del cellulare della vittima grazie al trojan SpyNote, uno spyware per sistemi operativi Android inviato via WhatsApp e spacciato come aggiornamento oppure come una nuova app. Operava da Torre del Greco, in provincia di Napoli, la banda di truffatori informatici – sono 21 gli indagati – al centro di una complessa indagine della Procura di Napoli (sezione reati informatici, coordinatore Vincenzo Piscitelli) di una serie di perquisizioni che hanno consentito di sequestrare 960mila euro in contanti; un locale, a Pompei, dove venivano custodite e vendute sostanze anabolizzanti; tre wallet contenenti cryptovalute (bitcoin, Usdt ed Ethereum) per un valore di circa 31mila euro; numerose carte di credito intestate a prestanome; 50 cellulari con altrettante sim; oggetti d’oro per 25mila euro e, infine, un jammer e diversi rilevatori di frequenza per individuare i dispositivi usati per le intercettazioni ambientali.
Tra vittime c’è pure chi ha perso oltre 113mila euro a causa dei pirati informatici che si spacciavano telefonicamente per carabinieri oppure per operatori di istituto bancari o delle poste, simulando addirittura il reale numero della banca o della caserma.
La tecnica era collaudata e particolarmente efficace: i correntisti venivano attirati in trappola attraverso un SMS con il quale si chiedeva di mettersi urgentemente in contatto con la banca: il numero del chiamante che compariva sul telefono della vittima era esattamente quello dell’istituto di credito o della caserma. A questo punto, con la scusa di un aggiornamento dell’app, veniva inoculato il trojan inviato via WhatsApp. A installazione completata i pirati informatici, controllando completamente il cellulare, acquisivano tutte le informazioni di cui avevano bisogno.
Le indagini sono scattate proprio dopo la frode informatica da oltre 113mila euro messa a segno nel dicembre 2023, su cui hanno indagato i carabinieri del nucleo investigativo di Genova. Alla vittima venne fatto credere che c’erano state anomalie da parte dell’istituto bancario sulla gestione di alcuni conti finite al centro di accertamenti della polizia postale e dei carabinieri. Sostenendo che era necessario spostare i soldi su altri conti correnti per evitare problemi e facendo installare il trojan alla vittima i truffatori informatici sono riusciti a impossessarsi dell’ingente somma dell’uomo che solo recandosi in filiale diversi giorni dopo ha scoperto il raggiro.