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Con oltre 24mila casi di malattie professionali e più di 330mila infortuni nel quinquennio 2019-2023, il settore metalmeccanico, che in Italia impiega circa 2 milioni di operai, risulta essere uno dei comparti più usuranti per i lavoratori. È quanto emerge dal ‘Rapporto su infortuni e malattie professionali del settore metalmeccanico’, realizzato dallo studio Micocci & Partners e finanziato da Pmi Salute, che è stato presentato a Roma.
 
“Quello che abbiamo rilevato è che quello metalmeccanico è un settore con numeri alti: per le malattie professionali è il terzo comparto in Italia per numero di casi”, ha spiegato Marco Micocci, ordinario di matematica finanziaria ed attuario e consulente sui fondi sanitari integrativi attraverso lo studio Micocci & Partner. Da quanto emerge dall’analisi, l’incidenza di malattie professionali e infortuni è caraterrizzata da una forte eterogeneità regionale (in Sardegna l’incidenza delle malattie professionali è sei volte superiore alla media nazionale), spiegabile in parte dalle diverse declinazioni del contratto collettivo nazionale e dalla specificità di ogni territorio per quanto riguarda le mansioni svolte.
 
“Una delle finalità dello studio è proprio quella di contestualizzare i numeri degli infortuni e delle malattie in funzione del numero di addetti per avere i tassi di incidenza, quindi la percentuale di coloro che in qualche modo sono soggetti a l’una o l’altra delle cause di sinistro”, ha specificato Micocci. “Pmi Salute, il nostro fondo sanitario dei metalmeccanici della piccola media industria, ha supportato la realizzazione di questo studio per avere dei numeri per poter poi trovare insieme a tutti gli attori, imprenditori e parti sindacali, le soluzioni più efficaci per poter migliorare e intervenire sulla salute e la prevenzione dei lavoratori”, ha aggiunto Alfredo Longhi, presidente di Pmi Salute e titolare dell’azienda Mair di Bergamo.
 
“Per migliorare la situazione dobbiamo innanzitutto continuare a collaborare insieme agli imprenditori per fare buoni contratti nazionali che prevedano risorse da destinare ai lavoratori e alle lavoratrici per agire attraverso la previdenza sanitaria, per riuscire a sopperire ad alcune mancanze del sistema sanitario e quindi aiutare i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie a trovare delle soluzioni“, ha concluso Emanuele Fantini, vicepresidente di Pmi Salute e segretario generale Fim-Cisl di Bergamo.