L’11 e il 12 ottobre prossimi, la provincia di Avellino parteciperà all’edizione 2025 delle Giornate FAI d’Autunno, l’appuntamento nazionale che da oltre quarant’anni invita cittadini e visitatori a interrogarsi sul senso del patrimonio culturale italiano. Quest’anno, la Delegazione FAI di Avellino ha scelto due località contigue ma diverse per storia e vocazione: Atripalda e Santa Lucia di Serino. Sei i luoghi coinvolti, tra chiese, monasteri e palazzi, che costituiscono un itinerario di conoscenza, più che di semplice visita.
L’iniziativa, come di consueto, avrà come protagonisti gli “Apprendisti Ciceroni”, studenti che accompagnano il pubblico alla scoperta dei luoghi aperti dal FAI. Per questa edizione saranno coinvolti gli alunni del Liceo Classico “P. V. Marone” di Avellino e del Liceo Scientifico “V. De Caprariis” di Atripalda, chiamati a dare voce alla storia e alle memorie del territorio.
Giovani che, nel gesto di raccontare, diventano interpreti di una narrazione collettiva, assumendo – come accadeva in alcune esperienze civiche del Novecento – il ruolo di mediatori tra il passato e il presente, tra il sapere e la curiosità dei visitatori.
A Santa Lucia di Serino, piccolo centro dell’Alta Valle del Sabato, il percorso si articola in quattro tappe: Palazzo Cioppa, già convento dei Padri Caracciolini; il Monastero di clausura delle Clarisse di Santa Maria della Sanità, la Chiesa dell’arciconfraternita dei Sette Dolori di Maria Santissima e la Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo.
Qui, in quella che fu definita la terra della “Città Santa”, la dimensione religiosa si intreccia con quella artistica, ma soprattutto con quella comunitaria. Le Clarisse, custodi di una spiritualità silenziosa, incarnano la continuità di un modo di abitare il sacro che resiste ai mutamenti della modernità. La “Processione dei Misteri”, che ogni Venerdì Santo anima la Chiesa dei Sette Dolori, testimonia una pietà popolare che si rinnova annualmente, consolidando il senso di appartenenza collettiva.
Tra le tappe più significative spicca Palazzo Cioppa, dimora storica che, in esclusiva per il FAI, apre le sue porte dopo un lungo restauro, offrendo ai visitatori la possibilità di seguire le stratificazioni del tempo e le molte storie che vi si sono intrecciate.
Madrina della manifestazione e padrona di casa a Palazzo Cioppa è Antonietta Polcaro, nota food blogger irpina che sui suoi canali social racconta non solo la cucina tradizionale, ma anche il territorio. Durante i due giorni delle Giornate FAI sarà possibile incontrarla di persona, dopo il racconto dei lavori di restauro che ha documentato con grande attenzione sui social.
Ad Atripalda, città che poggia le proprie fondamenta sull’antica Abellinum romana, il percorso si concentra sulla Chiesa di Sant’Ippolisto Martire e sul sottostante Specus Martyrum, oratorio ipogeo di età tardoantica. Luoghi in cui la stratificazione storica si percepisce in modo quasi fisico: il culto dei primi cristiani si intreccia alla memoria della città romana, e da questo incontro nasce una forma di continuità che non è solo religiosa ma civile.
Nel silenzio dello Specus, dove affreschi bizantini e iscrizioni votive sopravvivono all’usura del tempo, si avverte quella che potremmo definire una coscienza della durata: l’idea che ogni epoca, anche la più lontana, lasci nel territorio una traccia di sé, e che la storia non sia un patrimonio da conservare ma una realtà con cui misurarsi.
Come osserva Serena Giuditta, Capodelegazione FAI di Avellino, «le Giornate FAI d’Autunno sono un invito a riappropriarci del nostro territorio e a comprenderlo nella sua complessità. Atripalda e Santa Lucia di Serino raccontano due forme diverse di identità irpina: la prima legata alla memoria storica, la seconda alla persistenza della fede e dei riti comunitari. In entrambe si riflette la capacità del territorio di rinnovare il proprio senso di appartenenza».
La dottoressa Giuditta sottolinea inoltre l’importanza della partecipazione attiva dei visitatori:
«Ogni visita, ogni iscrizione e donazione durante le Giornate FAI contribuisce in modo concreto alla tutela dei luoghi che raccontano la nostra storia. La raccolta fondi non è un atto accessorio, ma parte integrante della missione del FAI: sostenere la cura del patrimonio significa investire nel futuro culturale del Paese».
A questa riflessione si unisce la dottoressa Concetta Liberato, Delegata Scuola del FAI di Avellino, che richiama l’attenzione sul valore formativo dell’iniziativa: «Il progetto Apprendisti Ciceroni è una palestra di cittadinanza. Gli studenti imparano a conoscere e a raccontare i luoghi, ma soprattutto a percepire il senso della responsabilità che deriva dal custodirli. La scuola, attraverso il FAI, diventa così uno spazio di educazione alla memoria, dove la conoscenza si traduce in impegno civile».
Anche quest’anno, il FAI svolge il ruolo di mediatore tra cultura e cittadinanza. Non si tratta solo di aprire luoghi “nascosti”, ma di restituire loro un significato, di farne strumenti di consapevolezza. In un tempo in cui la percezione del patrimonio tende a ridursi a consumo turistico, l’iniziativa assume un carattere educativo e quasi politico: riaffermare il diritto alla conoscenza come forma di partecipazione alla vita collettiva.
Le visite, che non prevedono prenotazione, si svolgeranno sabato 11 e domenica 12 ottobre, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:30 (ultimo ingresso alle 18:00). Gli iscritti FAI – e quanti sceglieranno di aderire o rinnovare la tessera – avranno accesso prioritario.
Ma più del calendario e degli orari, conta la disposizione d’animo che l’iniziativa sollecita. Visitare questi luoghi non è un atto di semplice curiosità, ma un gesto di responsabilità verso ciò che il territorio custodisce. È un esercizio di lentezza e di ascolto, che ricorda come la bellezza non sia mai un bene privato, bensì un bene condiviso, fragile, e dunque da difendere.
Come ha concluso Serena Giuditta, «il FAI è, prima di tutto, una comunità di cittadini che si prende cura della memoria e della bellezza del Paese. In Irpinia, come altrove, questo significa ritrovare nel paesaggio e nei luoghi della storia la misura della nostra identità collettiva».