Il giorno dell’ultimo saluto, quello nel quale la comunità di Paupisi si stringerà attorno ai cari della famiglia Ocone, dopo il duplice omicidio di Elisabetta Polcino e del giovane Cosimo. Un fatto di cronaca che ha avuto un’eco nazionale per la sua gravità e per come è maturato.
Due anime, madre e figlio ammazzati a colpi di pietra, una bimba che lotta ancora in un letto di ospedale, un padre capace di trasformare un nido d’amore in un teatro dell’orrore.
L’ultimo saluto nella chiesa di Santa Maria del Bosco e poi, come spesso accade dopo fatti del genere, tornerà il silenzio, calerà il sipario su questa storia e su Paupisi, piccolo centro salito alla ribalta. E non per le eccellenze del territorio, per la Sagra del Cecatiello che esiste da tantissimo e che non attira le reti nazionali o per qualsiasi altra storia. Tutti hanno imparato a conoscere questo centro, il volto del sindaco e dei primi testimoni per un duplice omicidio, un tentato omicidio e sequestro di persona.
Calerà il silenzio e si tornerà alla vita di sempre, ma stavolta resta una scia importante, un segnale che non può essere ignorato. Tanti disagi che possono toccare ogni singola famiglia che non devono passare sotto silenzio.
Se questa storia deve lasciare qualcosa, deve far capire che non ci si può girare dall’altra parte quando si ha la percezione che una situazione non è normale, che ci sono persone in difficoltà. Non è più ammissibile parlare di normali dinamiche di famiglia, perchè è nelle famiglie che si conoscono i problemi di ogni singolo componente e si affrontano con la speranza di risolverli.
Un’altra Paupisi non è più ammissibile, una famiglia spezzata non è più accettabile: non quando si ha la sensazione che quello che tutti definiscono normale, alla fine non lo è.
Oggi è il giorno dell’ultimo saluto, il difficile viene adesso per chi resta. Perchè bisognerà farlo provando a ritornare alla normalità del piccolo paesino. Ma stavolta drizzando le antenne non appena si sentirà il campanello d’allarme.