L’Avellino esce dal “Menti” con le ossa rotte e con la sensazione di aver perso molto più di tre punti. La sconfitta per 2-0 contro la Juve Stabia non è solo un incidente di percorso: è il segnale che la crescita dei biancoverdi non può prescindere dall’equilibrio mentale e dalla continuità nel gioco.
La sosta aveva probabilmente illuso che tutto scorresse nel verso giusto, ma il campo ha raccontato un’altra storia.
La Juve Stabia ha interpretato la gara con lucidità, ritmo e organizzazione. L’Avellino, invece, ha mostrato le fragilità di una squadra ancora in cerca di identità. Il primo tempo ha messo in luce limiti tecnici e tattici: linee troppo distanti, costruzione lenta, difficoltà nel gestire la pressione alta delle vespe. Le scelte iniziali di Biancolino – l’attacco leggero con Russo e Biasci e un centrocampo più di corsa che di pensiero – non hanno prodotto i risultati sperati.
Il piano partita, fondato sulla mobilità e sull’imprevedibilità offensiva, si è presto sciolto davanti alla solidità difensiva di Abate.
La partita si è decisa nel momento peggiore per i lupi: due palle inattive, due distrazioni, due gol subiti in pochi minuti. Prima l’eurogol di Mosti, poi la deviazione ravvicinata di Bellich hanno indirizzato la gara. Il resto è stato controllo. La Juve Stabia ha gestito con maturità, mentre l’Avellino ha faticato a reagire. I cambi – Insigne e Crespi su tutti – non hanno cambiato l’inerzia.
Il ritorno al 4-3-1-2 è sembrato più una mossa d’orgoglio che di strategia. Nessuna occasione nitida, poco movimento, tanta confusione.
Il rosso a Insigne nel finale è la fotografia di una serata nervosa e frustrante. L’Avellino ha perso la calma prima ancora di perdere la partita. Segnale che il gruppo deve ancora crescere nella gestione delle difficoltà.
Biancolino, nel post gara, ha provato a tenere compatto l’ambiente, parlando di mancanza di qualità e non di atteggiamento. Ma la sensazione è che la squadra abbia sottovalutato l’intensità e la fame di una Juve Stabia più umile e determinata.
La Serie B – o meglio, la corsa per entrarci – non perdona cali di tensione. La sfida con lo Spezia, sabato al Partenio-Lombardi, dirà molto: servirà capire se quella di Castellammare è stata una caduta di percorso o il segnale di qualcosa di più profondo.
Di certo, per continuare a sognare, all’Avellino servirà ritrovare la fame, quella vera, che sabato è rimasta negli spogliatoi.