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“Doveva essere l’ennesimo passo verso una riscossione “intelligente”. In realtà, la norma che apre le porte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ai dati delle fatture elettroniche rischia di diventare un boomerang economico. L’obiettivo dichiarato è nobile: rendere più efficace il recupero dei crediti fiscali e snellire i pignoramenti presso terzi. Ma l’effetto collaterale è devastante: una macchina fiscale che entra nei flussi di cassa delle imprese e può bloccarli in tempo reale, proprio quando ogni euro serve a sopravvivere”.

A dirlo è Raffaele Marrone, presidente di Confapi Napoli e responsabile nazionale Zes per Confapi.

Con l’uso delle e-fatture, il Fisco saprà chi incassa, quanto incassa e da chi. Uno strumento formidabile per individuare i furbi, certo, ma anche un colpo mortale per chi lotta con margini risicati e pendenze post-pandemiche. Perché qui non si parla di evasione, ma di ritardi, crisi di liquidità, di migliaia di partite IVA che ogni mese scelgono se pagare l’Erario o i dipendenti. Colpire in automatico chi emette una fattura – aggiunge Marrone – significa rischiare di sottrarre ossigeno a chi sta tentando di risalire la china, in un Paese dove il 60% delle imprese ha debiti fiscali rateizzati”.

“Il governo dovrebbe ricordare che il sistema produttivo italiano non è fatto di multinazionali, ma di piccole e medie imprese, artigiani e professionisti che vivono di fatturato variabile e clienti incerti. L’idea di una riscossione predittiva basata sui dati rischia di degenerare in una riscossione punitiva: un algoritmo che, anziché distinguere il truffatore dal fallito, finisce per travolgerli insieme“, prosegue il leader delle Pmi napoletane.

Non serve un Grande Fratello delle fatture, serve una politica di accompagnamento, una riscossione che sappia leggere le crisi prima di eseguirle. Perché distruggere il tessuto produttivo significa rinunciare al futuro gettito, annullare la ripresa e alimentare un circolo vizioso di fallimenti e nuove cartelle. Dopo il Covid, la guerra e l’inflazione, l’Italia ha bisogno di una riscossione che aiuti a ripartire, non di un pignoramento a tappeto che soffoca i contribuenti più deboli – ha detto ancora. Il Fisco non può diventare un predatore digitale. Se la Legge di Bilancio non verrà corretta, il rischio è quello di vedere un Paese di imprenditori con i conti congelati e i clienti impauriti, mentre lo Stato, invece di incassare, finirà per scavare la fossa alla propria base produttiva. E allora la vera domanda sarà: chi fatturerà, domani, in un Paese dove anche una fattura può diventare una condanna?”.