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Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Mondragone Bene Comune: 

Ma come dobbiamo fare con questo? Sappiamo che viviamo il tempo della crisi della verità, come scrive Byung-chul Han in “Infocrazia”. E sappiamo che “Coloro che sono ciechi ai fatti e alla realtà rappresentano un pericolo maggiore per la verità rispetto ai bugiardi”. Sappiamo però anche che il “coraggio della verità” (parresia) dovrebbe obbligare le persone che agiscono politicamente a dire ciò che è vero, a prendersi cura della Comunità usando un “discorso ragionevole e vero”. Chi governa una Comunità ha certamente la cosiddetta libertà d’opinione, ma dovrebbe innanzitutto avere la “libertà della verità”, la sola a dare origine a una vera democrazia. Sappiamo anche che oggi la “verità non fa rumore” e che “il pathos della verità non porta assolutamente a nulla” (figuriamoci ad avere consenso). Tuttavia, anche se siamo i “soliti 4 amici al bar” (come ci definì un caro Amico di vecchia data), gli sconfitti e mai eletti, non possiamo consentire – come semplici cittadini che ancora esercitano i diritti di cittadinanza – che chi ha temporaneamente il potere in una Comunità possa dire qualsiasi cosa, anzi tutto ciò che piace e fa comodo, senza alcun riferimento ai fatti, con l’obiettivo di avvolgere la Città in una realtà fittizia e nella menzogna totale. E si possa, come sta accadendo a proposito del dissesto nel quale Lavanga, Zannini e Pacifico hanno fatto sprofondare il comune di Mondragone (uno dei fatti più gravi di sempre nella storia della Città), erodere la verità e manipolare le coscienze.

Quindi, siamo obbligati ad insistere. E lo facciamo invitando a rispondere pubblicamente a 4 semplici domandine:

  1. Se l’enorme debito del comune di Mondragone di oltre 30milioni di € (al 2022) è stato accumulato negli anni, colui che è stato per oltre 15 anni Consigliere comunale (della Margherita, ve li ricordate quando erano di centrosinistra?), Assessore, Vicesindaco e Sindaco, avrà qualche responsabilità in ordine a tale debito? E se non ha responsabilità, cosa ha fatto concretamente (atti alla mano) in questi lunghi 15 anni per contrastare politiche comunali che hanno generato una tale massa debitoria che ha portato il Comune al fallimento?
  2. Già a partire dal 2018 – il Sindaco Pacifico e il Vicesindaco Lavanga s’erano insediati da pochi mesi – i Revisori dei conti proposero il Piano di riequilibrio. E nel 2019 misero nero su bianco che “la situazione finanziaria appariva abbastanza pesante”, riproponendo l’adozione del Piano di riequilibrio. Perché il parere dei Revisori dei conti all’epoca non fu considerato? Chi non volle procedere col Piano di riequilibrio, perdendo così 5 anni preziosi?
  3. L’Associazione Mondragone Bene Comune – AMBC nel 2018 (dopo che già nel 2016 e nel 2017 aveva proposto la necessità di una due diligence e aveva indicato la strada del riequilibrio) invitò pubblicamente il Consiglio comunale ad adottare un Piano di riequilibrio e segnalò, a tal fine, le Linee Guida della Corte dei contihttps://www.belvederenews.net/mondragone-lassociazione-ambc-pone-due-domande-al-sindaco-pacifico-ed-ai-consiglieri-comunali/. Chi è che denigra la città e non ama Mondragone, coloro che hanno cercato in tutti i modi di scongiurare la vergogna del dissesto o chi immotivatamente ha perso tempo (almeno 5 anni) e non essendo stato in grado di fare un idoneo Piano di riequilibrio, l’ha fatta fallire?
  4. Nel 2024 sono state attivate in Italia 30 procedure di riequilibrio. E 30 Sindaci sono stati capaci di presentare un idoneo Piano di riequilibrio evitando ai propri Comuni la vergogna del fallimento. Quindi, anche Mondragone poteva presentare un Piano idoneo e ricevere l’approvazione della Corte dei conti, scongiurando il proprio fallimento. Nel nostro caso, invece, la Corte dei conti ha bocciato il Piano di riequilibrio proposto e confezionato da Lavanga (e dai suoi consulenti) perché – tra le altre cose – esso non prevedeva “strumenti concreti per migliorare la riscossione e il contenimento della spesa”, perché le misure di risanamento proposte erano del tutto generiche, perché l’Ente non risultava in grado di ripianare il disavanzo con gli strumenti ordinari messi a disposizione dalle norme vigenti, perché non era in grado di far fronte all’ingente disavanzo agendo sulla leva fiscale, in quanto le aliquote e le tariffe relative ai principali tributi sono già determinate da anni al loro massimo livello e perché nel 2022 la percentuale media di riscossione delle entrate correnti s’era fermata al 25,21% e nel 2023 era addirittura scesa al 23,81% (l’indicatore della capacità di riscossione è da considerare una delle principali determinanti che concorrono al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica). Come si può continuare a sminuire una tale sonora bocciatura (che evidenzia tutta l’incapacità di chi è stato eletto) a mera questione “tecnica”?

Al di là delle evidenti responsabilità che si dovrebbe avere l’onestà di ammettere (ma un po’ di vergogna, mai? Ma cosa vuoi rispedire al mittente?!), negare l’evidenza diminuisce anche la capacità collettiva di affrontare il problema e l’energia necessaria per poterlo superare. Sminuire il dissesto a fatto meramente tecnico non aiuta – per esempio – i cittadini a capire che anche l’evasione e l’elusione hanno contribuito al disastro e che anche strutture e servizi concessi a gratis – per compiacenza e clientelismo – porta a determinare squilibri finanziari che alla fine pagano tutti i cittadini. Negare le responsabilità del dissesto e le cause che l’hanno determinato, oltre ad evidenziare ancora una volta una certa immaturità politica, porterà a ripetere gli stessi errori.

Per Bertolt BrechtChi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente“.