Napoli – “Accoltellata dal padre che aveva già ucciso la madre”, “Uccisa dal figlio con un colpo alla tempia, “Sgozzata mentre cercava di difendere la sorella dall’ex”, “Uccisa con la pistola dal padre”. E poi tanti, tanti nomi, uno accanto all’altro, Claudia, Sara, Angelica, Laura, Fabiana, Carmela. Sul ‘muro dei femminicidi’ la cronaca di dieci anni di violenze sulle donne, non ci sono croci ma foto e lettere maiuscole nere su carta bianca o rossa. Samanta, Raffaella, Ester, Bruna, Ornella, Marina. Oltre mille volti, mille storie che il Centro Italiano Femminile di Napoli ha deciso di portare all’attenzione dell’intera cittadinanza.
“Vederle nere su bianco fa rende conto ancor più di quante sono” ha spiegato Fiorella Girace, presidente CIF provinciale. “I cartoncini rossi sono le donne campane e purtroppo i primi mesi dell’anno hanno visto ben due ragazze della nostra regione uccise. E’ una esposizione davvero di grande impatto. Il pugno nello stomaco che da a noi che la organizziamo ogni anno speriamo che lo dia anche a tutti i visitatori”.
La mostra è stata inaugurata mercoledì 16 marzo nell’Antisala dei Baroni al Maschio Angioino e sarà possibile visitarla fino a giovedì 31. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare e ricordare tutte le donne e bambine che sono state vittime di violenza nel corso degli anni a causa di mariti, figli, compagni o semplici conoscenti che si sono trasformati in brutali aggressori.
Al taglio del nastro, oltre alla presidente provinciale del Cif, Girace, sono intervenute Enza Amato, presidente del consiglio comunale di Napoli, e Marinella Gargiulo, presidente del CIF Campania. “È importante che in Italia si istituisca una legge sull’educazione sessuale” ha commentato Gargiulo. “È fondamentale impartire una educazione che la famiglia non da, i genitori non sono le figure adatte, ci vogliono educatori, medici, psicologi. Si tratta di far prendere coscienza del problema ed educare i giovani”.