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NAPOLI – C’è una Napoli che si ribella alla camorra. Nei fatti, non a parole. Nella realtà, non nei film o in qualche serie tv. Ci sono dei commercianti in carne ed ossa che dicono no al pizzo dei clan, ad esempio. E ieri, alcuni di questi, sono stati premiati dalla Federazione Antiracket Italiana di Luigi Ferrucci e Tano Grasso.

Dal benzinaio di Capodichino al gestore dello store di Fuorigrotta che vende impianti di videosorveglianza (paradossalmente, assai graditi nelle case di boss e affiliati: a loro modo, vogliono stare sicuri), nell’antisala dei Baroni, di storie di resistenza quotidiana e di coraggio se ne sono ascoltate tante.

E, con loro, il sogno confessato da Ferrucci e Grasso di vedere moltiplicare le denunce perchè comunque “sono ancora troppo poche”. Magari, sul modello Ercolano, dove l’associazione antiracket guidata dal presidente Pasquale Del Prete è ormai diventata un modello.

A spingere nella stessa direzione sono stati anche il sindaco Gaetano Manfredi e l’assessore alla Polizia Municipale e alla legalità Antonio de Iesu.

Ed è stato quest’ultimo, una volta chiarito che se si sente chiamare “assessore” non si gira perchè si sente “ancora questore”, a un certo punto, a metterla così:

“Il racket finiamo di avvertirlo quasi come parte normale della nostra vita, della quotidianità della città. Un pò sulla scorta del film di Luciano De Crescenzo ‘Così parlò Bellavista’. Ma noi come amministrazione staremo accanto a voi commercianti e imprenditori: sappiamo che con le istituzioni c’è da instaurare prima di tutto un rapporto di fiducia”.

Questo “rapporto di fiducia”, de Iesu e Manfredi hanno annunciato di volerlo instaurare dando all’associazione antiracket un bene confiscato alla camorra da utilizzare come sede.

Ma, evidentemente, l’obiettivo, in una città dove i clan anche in pieno centro storico terrorizzano gestori, clienti e turisti, come accaduto la scorsa settimana in via Tribunali con l’obiettivo di allungare i loro tentacoli sulle attività economiche, è di andare oltre ‘Così parlò Bellavista’.

Nel film, la figlia e il marito del professore Bellavista sono costretti a rinunciare a tenere aperto un negozio in via Duomo 157 bis e fanno le valigie per Milano.

La sceneggiatura è del 1984. Ma il finale troppe volte si ripete ancora oggi.

https://www.youtube.com/watch?v=dfiU4P_eEw4