
Salerno – “La provincia di Napoli e quella di Caserta rappresentano le aree della Campania a maggiore densità mafiosa. In quest’ultima, le organizzazioni camorristiche risultano ancora strutturate secondo un modello mafioso di tipo gerarchico, con riferimento apicale a storici capi clan, quasi tutti detenuti”. Lo afferma il Ministro dell’Interno Marco Minniti nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento (fotografia al primo semestre del 2017). La relazione recita: “In particolare, il cartello dei Casalesi continua ad esercitare la propria forza di intimidazione sul territorio attraverso le estorsioni e il condizionamento degli apparati pubblici. Tuttavia, anche nell’avellinese, nel beneventano e nel salernitano sono operativi gruppi autoctoni strutturati, con caratteri tipicamente mafiosi, peraltro pronti ad assicurare sostegno logistico e militare ai clan delle aree limitrofe. Sul piano generale, i principali settori da cui le organizzazioni camorristiche traggono costanti e cospicui profitti sono il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di sigarette, lo smaltimento e la gestione illecita dei rifiuti, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, la gestione di giochi e scommesse, la falsificazione di banconote e documenti, le speculazioni edilizie, l’infiltrazione negli appalti pubblici, il riciclaggio e il reimpiego di capitali, l’usura e l’estorsione”.
Analitico lo schema di suddivisione del territorio salernitano. Così la DIA: “La contestuale presenza sul territorio provinciale di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse, rende difficilmente praticabile una lettura unitaria del fenomeno, che verrà pertanto analizzato alla luce della sensibile diversità (geografica, storica, culturale, economica e sociale) che connota le diverse zone. Sul piano generale, pur non registrandosi significativi cambiamenti rispetto ai semestri precedenti, le organizzazioni criminose di maggiore spessore e di più datato radicamento hanno sviluppato, accanto agli affari illeciti ‘tradizionali’ (traffico di stupefacenti in primis), sempre più incisive tecniche di penetrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale. Si tratta di un’interferenza finalizzata a controllare alcuni settori nevralgici dell’economia provinciale (costruzione di opere pubbliche, forniture di servizi, gestione dei servizi per l’ambiente) anche attraverso il condizionamento degli Enti territoriali locali, come si dirà a breve con riferimento al Comune di Scafati. Come accennato, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti (acquistati da fornitori per lo più dell’hinterland partenopeo) risultano le attività delinquenziali maggiormente diffuse, assieme all’usura e all’esercizio abusivo del credito”.
SALERNO e COSTIERA AMALFITANA – In città si conferma il ruolo di primo piano del clan D’Agostino. I Comuni della costiera Amalfitana, pur se non manifestamente interessati da sodalizi endogeni, restano esposti alle mire di gruppi camorristici di altre province (napoletani e casertani), interessati innanzitutto al settore turistico – ricettivo. Vietri sul Mare si caratterizza, invece, per la presenza di sodalizi criminali autoctoni, quali la famiglia Apicella.
CAVA DE’ TIRRENI e VALLE DELL’IRNO – A Cava dei Tirreni si rileva l’influenza del clan Bisogno, storicamente operante nella zona e dedito alle estorsioni in pregiudizio di operatori economici; tuttavia nell’area cittadina, in una posizione non antagonista, sono attivi piccoli gruppi criminali che gestiscono traffici di stupefacenti, usura ed estorsioni. Nella Valle dell’Irno, soprattutto a Mercato San Severino, si segnala una neo-costituita consorteria criminale, promossa e organizzata da un pregiudicato originario di Pagani, che si sarebbe imposto quale referente locale sia per le attività estorsive in danno di commercianti, sia per il traffico di stupefacenti. Nel comune di Baronissi e nei limitrofi centri di Fisciano, Lancusi e Montoro – dove insistono importanti insediamenti commerciali – risulta operativo il clan Genovese. A Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano, a seguito dell’indebolimento del clan Graziano di Quindici (Avellino), si è riscontrata l’operatività, in attività di riciclaggio, della famiglia Cirillo, sodalizio criminale attivo negli anni ‘80 e ‘90 sulla costa Ionica calabrese.
AGRO NOCERINO-SARNESE – E’ la zona della provincia di Salerno in cui la criminalità organizzata di stampo camorristico si è tradizionalmente, e più incisivamente, imposta. In particolare, a Nocera Inferiore si conferma l’operatività del gruppo Mariniello, con attività illecite che spaziano dallo spaccio di stupefacenti all’infiltrazione negli appalti pubblici, ai prestiti usurari ed alle estorsioni. Ad Angri, il controllo dei principali traffici illeciti resta appannaggio di pregiudicati già affiliati al clan Nocera, alias “i Tempesta”, attualmente indebolito a seguito della collaborazione di esponenti di vertice del sodalizio. A Pagani permane il gruppo Fezza-Petrosino D’Auria, militarmente ancora forte, e dotato di ingenti disponibilità economiche, frutto di usura, estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. A Sarno è presente il clan Serino e si conferma l’operatività di una locale espressione del clan Graziano di Quindici (Avellino). Il territorio di Scafati, per la sua posizione di confine tra le province salernitana e napoletana, rappresenta un importante crocevia per la conduzione di traffici illeciti e di alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, con il clan Loreto-Ridosso, che esercita una forte ingerenza nell’area. Il 5 aprile 2017, la Sezione Operativa D.I.A. di Salerno, nell’ambito dell’indagine “Sarastra”, ha eseguito una misura cautelare personale, emessa dalla DDA presso il Tribunale di Salerno, nei confronti di due persone legate al suddetto sodalizio, responsabili del reato di estorsione aggravata in danno di imprenditori del settore ortofrutticolo. Il clan, oltre a gestire le tradizionali attività illecite, è riuscito ad infiltrare l’amministrazione locale, minando il regolare funzionamento del Comune, il cui Consiglio è stato sciolto nel mese di gennaio per condizionamento mafioso. Anche in questo caso, gli elementi forniti dal Ministro dell’Interno a supporto della proposta di scioglimento appaiono emblematici di come l’infiltrazione nell’attività amministrativa dell’Ente abbia avuto ampie ripercussioni negative su tutto il contesto sociale. E ciò, riporta il provvedimento, in conseguenza di “un patto in base al quale il primo cittadino, in cambio di sostegno elettorale, si è impegnato a far ottenere l’aggiudicazione di appalti comunali ad imprese riconducibili al clan”. Frutto di tale accordo sono state, da un lato, la candidatura, alle consultazioni amministrative del 2013, di un soggetto vicino ad ambienti criminali (eletto consigliere comunale ed indagato per il reato di scambio elettorale politico-mafioso) e, dall’altro, la nomina di una persona, indicata dalla criminalità organizzata, alla carica di vicepresidente di una società totalmente partecipata dal Comune. In tema di abusivismo edilizio, ricorrono, poi, anche per il Comune di Scafati “molteplici inefficienze ed omissioni – quali la mancata esecuzione di ordinanze di demolizione o la mancata acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi – di cui si sono avvantaggiati anche soggetti legati alle locali associazioni camorristiche o ad esse ritenuti partecipi”.
PIANA del SELE – Dopo la disarticolazione dello storico clan Maiale, si sono creati piccoli gruppi, alcuni guidati da ex affiliati al citato sodalizio e altri autonomi, che starebbero tentando di ritagliarsi uno spazio per il controllo e la gestione delle attività illecite. Nel mese di aprile, la D.I.A. di Salerno ha eseguito, ad Eboli, un provvedimento di sequestro nei confronti di una persona già affiliato al clan Maiale e poi passato al sodalizio Fabbiano-Capozza, anche questo operante nella Piana del Sele. L’ingente patrimonio accumulato era frutto di molteplici condotte criminose, tra le quali l’usura, praticata in danno di imprenditori in difficoltà, sottoposti, peraltro, anche a pesanti vessazioni in caso di mancati pagamenti. L’area compresa tra i comuni di Battipaglia e Pontecagnano vede invece protagonista il clan Pecoraro-Renna, gestito da nuove leve impegnate ad acquisire risorse per mantenere le famiglie degli associati in carcere e conservare la leadership nella zona. Sul territorio di Bellizzi è attivo il clan De Feo.
CILENTO e VALLO di DIANO- L’area, pur non evidenziando sodalizi autoctoni strutturati, attesa la particolare vocazione turistico – ricettiva, risulta esposto agli interessi dei clan napoletani. Il Vallo Di Diano si conferma zona d’interesse per sodalizi criminali di diversa matrice, essendo posto a cerniera tra l’alta Calabria, la Campania e la Basilicata. Nel comprensorio sono operativi due gruppi criminali che mantengono rapporti di collaborazione con i clan dell’alto Tirreno cosentino e con sodalizi napoletani, autofinanziandosi con usura, estorsioni, traffico di armi e di stupefacenti.
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