
Caserta – Avrebbe truffato, con la complicità di funzionari pubblici, tre Comuni del Casertano, tra cui l’Ente della città capoluogo, smaltendo quantitativi di rifiuti umidi di gran lunga inferiori a quelli dichiarati e per cui veniva lautamente pagato. Dopo l’arresto di un anno e mezzo fa, è arrivato anche il sequestro milionario per Francesco Iavazzi, imprenditore dei rifiuti nonché fratello di Raffaele, patron della Juvecaserta, gloriosa squadra di basket che dopo tanti anni di serie A e uno scudetto (1991), quest’anno non si è iscritta al campionato per problemi di bilancio, peraltro emersi poco dopo l’inizio dei guai giudiziari della famiglia Iavazzi (settembre 2016). Il decreto del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha bloccato beni, tra cui l’impianto di stoccaggio in località Lo Uttaro, e disponibilità di Iavazzi per oltre 2 milioni di euro (2.179.651), somma che corrisponderebbe al guadagno illecito acquisito dall’imprenditore con la truffa sulla pesatura dei rifiuti umidi. Risulta come indagato anche l’ex dirigente del settore Ecologia del Comune di Caserta Carmine Sorbo, andato in pensione lo scorso anno.
Per la Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, il guadagno di Iavazzi si sarebbe concretizzato in un danno alle casse dei tre comuni raggirati, ovvero Caserta, Maddaloni e San Nicola la Strada; anche per questo l’Ufficio inquirente ha inviato il provvedimento alla Procura Regionale della Corte dei Conti per verificare l’eventuale sussistenza del danno erariale. Le indagini dei pm e dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno preso in considerazione un periodo che va dall’anno 2011 all’agosto 2015, in cui Iavazzi smaltiva i rifiuti umidi dei tre comuni nel proprio stabilimento, attraverso le sue società Ecologia Iavazzi ed Impresud Srl, azienda quest’ultima colpita anche da interdittiva antimafia. Dai conteggi effettuati dagli inquirenti, è emerso che nell’arco di tempo considerato, i tre Comuni avrebbero corrisposto a Iavazzi somme molto alte per quantitativi di rifiuti organici conferiti molto elevati, almeno sulla carta, mentre nel 2016, quando gli enti hanno interrotto i rapporti con Iavazzi, i quantitativi sono crollati anche del 25%. Così Caserta, tra il primo gennaio 2013 e il 31 luglio 2015, ha corrisposto a Iavazzi una somma di 1,2 milioni di euro in più rispetto a quanto avrebbe dovuto pagare in base al quantitativo realmente conferito, San Nicola la Strada (dal primo gennaio 2011, al 31 luglio 2013) 662mila euro in più, mentre Maddaloni (dal primo marzo 2014 al 30 giugno 2015) 303mila euro; somme che hanno fatto aumentare anche la tariffa per i cittadini.
Gli inquirenti hanno preso in considerazione singoli mesi, come maggio e dicembre, per operare un raffronto tra i quantitativi che Iavazzi ha dichiarato di aver ricevuto dagli enti locali e quelli emersi dopo l’interruzione del rapporto. Per esempio a Caserta, l’Impresud ha dichiarato di aver ricevuto dal Comune nel maggio 2013 oltre mille tonnellate (1015), l’anno dopo 967, qual cosina in meno nel 2015 (913 tonnellate), mentre nel maggio 2016, quando lo smaltimento dell’umido era passato ad altro gestore, il conferimento da parte dell’Ente è stato di 706 tonnellate, quasi del 25% in meno. Stessa dinamica a San Nicola la Strada, dove addirittura nel passaggio da Iavazzi ad altra ditta il conferimento dell’umido si è ridotto del 56%, e a Maddaloni, dove il calo dei conferimenti è stato del 18%.
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