Alto Calore, a novembre l’assemblea decisiva: si voterà su aumento di capitale e ingresso dei privati

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Il futuro dell’Alto Calore si deciderà nella prossima assemblea dei soci che si terrà a novembre, probabilmente il 20. E’ quanto emerso dalla riunione tenutasi nel pomeriggio di ieri a San Giorgio del Sannio, con l’amministratore unico della società di Corso Europa, Michelangelo Ciarcia, che ha incontrato sindaci e amministratori dei Comuni sanniti e della parte irpina della Valle Caudina.

Per la verità, in tanti hanno disertato la convocazione, giunta peraltro soltanto alla vigilia dell’appuntamento.

Quanto al resto, come prevedibile, ribadito dai vertici di Acs l’invito ai Comuni a votare a favore dell’aumento di capitale già contenuto nel Piano Pozzoli approvato lo scorso 30 luglio. Piano che si poggia, essenzialmente, su tre gambe: il finanziamento pari a 20 milioni promesso dalla Regione Campania, l’accordo con le forze sindacali per il prepensionamento di 100 dipendenti, l’aumento – da 27 a 52 milioni di euro – del capitale della Spa.

Discordanti le reazioni dei sindaci presenti. E se i rappresentanti dei centri più grandi, come San Giorgio del Sannio e Cervinara, hanno preannunciato il sì alla proposta, le fasce tricolori dei piccoli comuni hanno evidenziato ancora una volta le difficoltà nel far coesistere le comprensibili esigenze dell’Alto Calore con quelle dei propri bilanci, e questo al netto delle rassicurazioni tecniche (come la possibilità di spalmare su più annualità quanto dovuto per l’aumento di capitale) giunte ieri.

Ma all’attenzione dei sindaci, nella riunione di novembre, Ciarcia avanzerà altre due proposte. Due modifiche allo statuto della società. La prima riguarderà la possibilità di sottoscrivere l’aumento di capitale entro i 90/120 giorni successivi – lo Statuto oggi ne concede 30 – al voto dell’assemblea. sempre che sia favorevole, evidentemente. Un modo questo per venire incontro alle esigenze dei Comuni che potrebbero così prevedere la copertura di bilancio a partire dal 2019 e non da quest’anno.

La seconda è ancora più significativa perché si tratterebbe di una svolta storica. Parliamo, infatti, della modifica allo statuto nella parte in cui è sancita la proprietà al 100% pubblica della società. Per intenderci: ai sindaci sarà chiesto di aprire le porte all’ingresso di altri capitali in società. Capitali pubblici, attraverso la partnership con altre società interamente partecipate da enti, come Acquedotto Pugliese, ad esempio, ma anche privati.

Una proposta valida sia nell’ipotesi che l’assemblea dica no all’aumento di capitale, perché a quel punto ai vertici di Acs non resterebbe che l’aggregazione con altre soggettività, sia in caso di voto favorevole perché comunque i Comuni contrari potrebbero decidere di non sottoscrivere l’aumento, restando sempre in società ma ‘liberando’ delle quote.

Poco più di venti giorni, dunque, e sapremo cosa i sindaci dei 128 comuni associati vorranno fare dell’Alto Calore. I primi segnali, comunque, sono attesi già nei prossimi giorni, considerato che è in corso di invio alle amministrazioni la bozza di delibera unica da adottare in Consiglio qualora decidessero di aderire al Piano.

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