
Cerreto Sannita (Bn) – “Giovani, il vostro grido sale a Dio: il lavoro che manca, la necessità di dovere spesso lasciare la nostra terra, la precarietà che vi accompagna, l’incapacità di credere in un amore che duri per sempre”. “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”: è un versetto del Sal 34(33) che apre la celebrazione della II Giornata Mondiale dei Poveri e, soprattutto, che dona nuovamente la grazia di confidare in Dio quale nostro unico Signore e salvatore. È la forza dei poveri, il loro sguardo verso l’alto, la loro dignità, il loro affidamento a un amore più grande, la loro attesa di vera liberazione, a riconsegnarci il senso, l’urgenza e la radicalità di un cammino da condividere. Con quest’importante premessa sullo sfondo, il vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti don Mimmo Battaglia invia una lettera a tutta la comunità diocesana. “Insieme a tutta la Chiesa sparsa sulla terra – afferma il vescovo diocesano – la nostra comunità diocesana è chiamata a riconoscere il grido del povero come fermento di comunione, perché possiamo crescere e maturare in uno sguardo accogliente che, nella prossimità all’altro, preferisce i più deboli, si accorge di chi fa più fatica, distingue le povertà che rischiano di escludere, di isolare al margine della strada, della storia, nella tristezza e nell’abbandono, nell’indifferenza. Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che le prime comunità cristiane cercano di vivere l’unità fraterna, la condivisione del pane e della preghiera, la comunione dei beni (cf At 2,42-48). Nessuno tra loro è bisognoso, ciascuno ha ciò che occorre per vivere. Lo stile di vita povero e fraterno è anche la forza dell’annuncio del Risorto. Come Chiesa – ricorda don Mimmo Battaglia – ci è chiesto di ripartire dall’ascolto dei poveri quale processo di reale rinnovamento. Ci è chiesto di farci mediatori della prossimità di Dio, di prendere l’iniziativa, di fare il primo passo, non solo in termini di risposta a un bisogno, in termini di assistenza, ma vivendo la carità come espressione del Regno di Dio vicino, come ricerca di giustizia, come tensione a una solidarietà che possa incidere sulle politiche sociali e alimentare logiche di gratuità, di ricerca del bene comune, perché sia possibile la reale partecipazione degli ultimi, degli esclusi”.
Sul dato emerso dal Dossier Regionale sulle Povertà, che verrà presentato proprio sabato mattina 17 novembre nella Cattedrale di Cerreto Sannita, in merito ad una crisi occupazionale che ha colpito soprattutto i giovani, il vescovo Mimmo ha così commentato: “Ho nel cuore, e non potrebbe essere diversamente, un pensiero particolare per i giovani. Il vostro grido sale a Dio: il lavoro che manca, la necessità di dovere spesso lasciare la nostra terra, la precarietà che vi accompagna, l’incapacità di credere in un amore che duri per sempre. La speranza rinasca in voi e nelle vostre relazioni, perché voi possiate annunciare oggi che è possibile non essere schiavi di logiche di peccato, di sopruso, della sete di profitto, della smania del potere, che Dio non si stanca di scendere, di vincere le tenebre della paura e della rassegnazione, di donare la sua comunione agli uomini. Chiedo al Signore – prosegue don Mimmo – che il suo annuncio di liberazione conquisti la fame e la sete di senso che è in voi, perché possiate rispondere a Lui con la stessa gratuità con cui vi guarda e vi ama, e possiate considerare di donare la vostra vita seguendolo più da vicino, nella via della povertà e di speciale consacrazione a Lui. Dio non vive fuori dal mondo e dalla storia, la sua comunione rimette in piedi i deboli, ridona la vista ai ciechi, rimargina le ferite dell’anima e dello spirito. Dio non chiama i perfetti, chiama voi che siete capaci di accorgervi del povero!”.
È essenzialmente questo il senso dell’invito al pranzo presso il Seminario diocesano di Cerreto Sannita che la Chiesa diocesana ha esteso a tanti tra coloro che, attualmente, hanno perso il lavoro. Verrà condiviso insieme semplicemente un pasto, ma sarà il segno concreto di un’attenzione che ha bisogno di maturare come presa di coscienza e risposta responsabile nelle nostre comunità.
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