
Napoli – «Rischio di azioni di rappresaglia e iniziative intimidatorie», il questore di Napoli decide di vietare i funerali pubblici di Nunzio Giuliano, figlio dell’ex boss Guglielmo, morto una settimana fa a causa delle gravissime lesioni riportate in un incidente motociclistico nel quale è rimasto coinvolto lo scorso 16 novembre a Torino. L’ordine del capo della polizia partenopea ha però fatto esplodere l’indignazione dei parenti della vittima, che a gran voce denunciano: «Nunzio non è mai stato un camorrista ma lo stanno trattando come tale». Già presentato, dunque, il ricorso al prefetto affinché annulli il provvedimento.
Sul punto, però, l’atto firmato dal questore Antonio De Iesu è quantomai esplicativo: «La celebrazione dei funerali – si legge nel documento – potrebbe rappresentare da parte dei gruppi criminali di opposta fazione danneggiati dalla posizione di collaboratore assunta dal padre di Giuliano occasione propizia per la commissione di azioni di rappresaglia, di iniziative intimidatorie o comunque illegali». Il tutto tenendo conto che «negli ultimi mesi si è registrata nel territorio di Napoli un’effervescenza criminale sfociata in diversi omicidi e altri gravi episodi delittuosi riconducibili a contrapposizioni tra le organizzazioni criminali presenti sul territorio». Il riferimento, tutt’altro che velato, è all’ultima stagione di agguati e stese verificatisi a Forcella, quartiere di origine dello storico clan Giuliano. Ma è proprio quest’ipotesi che i parenti del defunto 36enne respingono con fermezza: «Nunzio in passato ha avuto dei problemi con la legge, ma non è mai stato un malavitoso e non è mai stato fermato in compagnia di altri affiliati. Tra l’altro ormai da anni viveva ai Quartieri Spagnoli. Con Forcella non aveva più alcun legame». La battaglia è però appena cominciata. I legali della famiglia di Nunzio Giuliano, subito dopo la notifica dell’atto alla vedova, hanno infatti impugnato il provvedimento presentando ricorso al prefetto.
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