
Benevento – E’ stato nominato un postulatore per la causa di beatificazione di Giuseppe Ottone. Il bambino di Castelpagano, che secondo il racconto fatto proprio dall’Autorità diocesana di Benevento, offrì la sua vita al Signore per la salvezza della madre adottiva.
Il Processo, che secondo l’ordinamento ecclesiastico, porterà agli onori degli altari Giuseppe Ottone, è in corso da tempo e, comunque, la vicenda umana di questo piccolo tocca ancora il cuore di tanti fedeli.
Come ricorda don Sergio Rossetti, vice direttore della Caritas diocesana e a suo tempo parroco di Castelpagano (Bn) pur con la dovuta prudenza ritiene che la causa di beatificazione si concluderà positivamente. La vicenda umana di Giuseppe è contrassegnata da fatti terribili fin dal suo concepimento. Giuseppe nacque il 18 marzo 1928, nel paesino di Castelpagano: la mamma naturale aveva subito una violenza carnale e non volle quindi riconoscere come proprio il bimbo che aveva tenuto in grembo per 9 mesi.
Giuseppe venne battezzato quattro giorni dopo la nascita, il piccolo fu quindi affidato alle cure di una struttura assistenziale per l’infanzia e quindi successivamente adottato da una coppia di napoletani che non poteva avere figli. La madre adottiva, che desiderava molto un figlio, riempì d’amore il piccolo ma la famiglia di adozione fu comunque attraversata da continui conflitti a causa del pessimo carattere del padre adottivo. Il piccolo Giuseppe Ottone, legatissimo alla madre, da sempre aveva manifestato una profonda fede religiosa e in particolare una grande devozione per la Madonna di Pompei.
All’eta’ di 13 anni Giuseppe, supplicò proprio la Madonna di Pompei di salvare la vita della mamma adottiva affetta da una grave patologia e che l’avrebbe portata a subire una delicata operazione chirurgica: proprio mentre pregava il bimbo fu colpito da malore e dopo alcune ore, assistito dalla madre adottiva, volò in cielo.
La donna guarì completamente. Fu convinzione unanime di quanti lo conoscevano che il piccolo avesse sacrificato la propria vita per la salvezza della madre e che il Signore, avesse accolto le preghiere del piccolo chiamandolo a se e salvando la mamma.
Spetta ora al postulatore, che secondo l’ordinamento ecclesiastico deve raccogliere le prove della santità, portare a compimento il processo avviato dalla diocesi di Benevento e poi proseguito da quella di Torre Annunziata, dove il piccolo sevo di Dio, ha poi vissuto
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