L’Alto Calore è una società con perdite per 600mila euro al mese per un totale di oltre 7 milioni di euro all’anno e una debitoria totale di 130. 330 i dipendenti di cui almeno 100 unità in esubero, il cui costo è pari a 19 milioni che è la voce più significativa che pesa sulle casse della società di Corso Europa. Per loro i vertici auspicano il ricorso alla riforma Madia in modo da regolarizzare la loro collocazione. Ad oggi la debitoria della società di Corso Europa supera i 130milioni di euro. Per risollevare l’ente occorrono almeno 20 milioni di euro.
Sono queste le cifre tragiche riferite dal presidente Lello De Stefano nel corso dell’Assemblea dei soci e che hanno fatto tremare i numerosi amministratori presenti ai lavori.
Un confronto che non ha fatto mancare punte velenose di polemica. Ad apertura la posizione assunta dai primi cittadini di Summonte Pasquale Giuditta, di Montella Ferriccio Capone, di Altavilla e di San Nicola Manfredi che hanno ritenuto non valida la seduta perchè molti amministratori non erano stati informati sul contenuto delle modifiche statutarie, altri non avevano riocevuto per tempo la convocazione. Un tira e molla anche sulla vicende delle deleghe affidate, in quantità spropositate, a persone che non rivestivano ruoli istituzionali. Non è stata accolta la richiesta di rinvio di cinque giorni e l’assemblea è andata avanti, nonostante la buona volontà del presidente ad accogliere l’istanza di spostare di qualche giorno l’ assemblea. Alla fine le modifiche allo statuto sono passate con il 37 % di voti a favore.
Ma se De Stefano ha incassato il risultato positivo, dall’altra ha dovuto rassegnare una situazione economica dell’ente a dir poco drammatica. Con tanto di prospetti e di slide il presidente ha fornito una fotografia di quelle che sono le criticità a cui la società sta facendo fronte ed ha precisato:

” Capisco perfettamente anche le divisioni ma diventa fondamentale un percorso condiviso – ha detto– Dobbiamo camminare insieme per salvare una azienda storica. Oggi chi rimane a gestire questa situazione può essere considerato un eroe”.
Insomma suonata la carica per i sindaci, saranno proprio loro a dovere mettere mano alla tasca altrimenti il rischio potrebbe essere quello del fallimento.
” Abbiamo lavorato per fa sopravvivere l’azienda pur avendo ereditato una situazione debitoria che risale agli anni 80/ 90. Quello ottenuto e’ un bel risultato anche per il periodo particolare in cui ci troviamo di campagna elettorale- ha proseguito il presidente – Ci aspetta un lavoro intenso sia sotto il profilo amministrativo che aziendale. Ci aspettano scenari di grande fatica . Ma come abbiamo già attivato strumenti importanti come l’accantonamento del credito, la gara per l’affidamnto per la gestione del monte credito, il ricorso alla rottamazione delle cartelle Equitalia, il pagamento dei contributi, che già ci hanno consentito di recuperare diversi milioni di euro, così da ora in poi dobbiamo lavorare ai piani industriali che ci consentano di superare le pesantissime fragilità. Sotto l’aspetto politico credo diventi fondamentale che la politica si impegni sulle prospettive realizzando condizioni perchè si costituisca, ad esempio, la società degli acquedotti meridionali, emendamento bocciato nottetempo, ed ancora per la tutela del personale stesso”.
Sul fronte dell’emergenza idrica De Stefano rilancia e ribadisce che venga garantito il servizio di erogazione innanzitutto alle popolazioni irpine.
” Dobbiamno assicurare l’acqua ai cittadini ventiquattro ore al giorno per tutti i giorni dell’anno. Sicuramente quella che stiamo vivendo è una fase un poco più tranquilla per quanto riguarda i bisogni. Abbiamo però il dovere di rivedere gli accordi con i pugliesi e con i napoletani per quanto riguarda il valore della risorsa. Insomma c’è un susseguirsi di interventi a cui i sindaci sono chiamati a partecipare responsabilmente- ha spiegato – Abbandoniamo le polemiche e facciamo in modo che le assemblee diventino luogo di riflessione. Il problema acqua tocca la nostra terra che per anni ha subito ingiustizie storiche. In passato i comuni potevano ripianare le perdite potendo ricorrere al milione di euro previsto quando c’era il vecchio Consorzio. Oggi non si può più fare e allora va realizzato un fronte con la Regione per garantire un futuro tranquillo ad Alto Calore e tutti insieme salvaguardare la risorsa acqua e una azienda storica. Rigore e trasparenza saranno la nostra stella di riferimento anche per il 2018″.
Insomma è stato chiesto ai sindaci soci un atto responsabile che passa attraverso il recupero crediti , azione che l’ente continuerà a portare avanti e rispetto alla quale potrebbe rientrare la posizione assunta da diversi comuni di adire le vie legali. Dal 2 gennaio si metterà mano al nuovo piano induustarile 2018/ 2010. E per ora l’Alto Calore è gestore provvisorio del servizio idrico integrato fino al 2050.