
di Antonio Frascadore
I cani di Benevento continueranno a camminare (e a fare cacca) sul Corso Garibaldi di Benevento. State tutti tranquilli. Prima di tutto gli animalisti. A seguire tutti i possessori dei “cucciolosi” amici a quattro zampe. Fin ora tutti i giudici dei tribunali amministrativi hanno confermato illegittime le ordinanze comunali che dispongono il divieto di ingresso dei cani nei parchi pubblici e nelle aree destinate a verde pubblico, in quanto rappresenta un limite eccessivo alla libertà di circolazione delle persone, sproporzionato rispetto al pur condivisibile intento di tutelare i cittadini e mantenere il decoro e l’igiene pubblica.
La questione “Corso Garibaldi chiuso ai cani” perché ‘cagano’ e i loro proprietari non puliscono è balzata, in questi giorni, agli onori della cronaca nazionale. Il Sindaco di Benevento, Mastella, ha lanciato, quella che poi, lui stesso, ha definito una “provocazione”, riportata prima dal Corriere della Sera e poi, ieri (venerdi), in diretta su Canale 5. Appurando l’impossibilità di stabilire apposita ordinanza (a meno di clamorosi colpi di scena) risulta palese quanto sia improbabile stabilire un divieto ritenuto tanto balzano quanto inappropriato. Ma, al tempo stesso, risulta ancor più palese quanto sia balzano e inappropriato, effettivamente, il comportamento di quei lord che, con la scarpetta firmata, la borsa griffata e gli AirPods alle orecchie, osservino il proprio cane defecare nelle verdi aiuole di piazza Roma per poi proseguire il proprio cammino verso il maestoso Arco Traiano. (perché ho utilizzato l’esempio di Piazza Roma e delle aiuole? E perché la scarpa da disinfettare, e pulire, ultimamente, era quella di mio figlio. La cacca? Di un teneroso e cuccioloso amico a quattro zampe).
A Malnate, in provincia di Varese, l’hanno fatta grossa (non la cacca ma l’idea). Tutti i possessori di cani residenti in questa zona hanno l’obbligo di effettuare il test al proprio animale, tramite prelievo di campione salivare, e di trasferirne il codice identificativo al Servizio Veterinario per l’aggiornamento dell’anagrafe canina. Informazioni che consentiranno, una volta completata la banca dati, di risalire al proprietario maleducato e di sanzionarlo. Su 2156 cani registrati in città, solo 28 non sono stati sottoposti al prelievo del dna e i loro proprietari dovranno pagare 50 euro di contravvenzione. Sono invece sette le multe da 75 euro emesse per abbandono di deiezioni canine. Insomma, la cacca dei cani, da quelle parti, è registrata e se lasciata liberamente in strada, scattano le multe. Ricetta ai più pazzesca ma che sembrerebbe maggiormente corretta rispetto al mero divieto di circolazione dei cani sul principale corso cittadino. Mastella ha ribadito, giustamente, di non avercela con i cani ma con i padroni “sporcaccioni” perché, precisiamo, a scanso di equivoci, chi commette il reato è il padrone e non il cane.
Per essere precisi, il Codice penale punisce chi lascia gli escrementi del cane non raccolti in un luogo pubblico, con una multa fino a 103 euro. Pena ancora più severa se le feci vengono depositate e non raccolte su cose di interesse storico o artistico: reclusione da 3 mesi a 1 anno e multa da 1.000 a 3.000 euro. Quindi basterebbe portare con se sempre (e questo la polizia municipale può controllarlo) paletta e sacchetto per raccogliere le feci e magari una bottiglietta d’acqua per dare una lavata alla ruota dell’auto o al muro di un edificio. Non riuscirete a farlo diventare lucido ma almeno potrete evitare una condanna, come stabilito dalla Cassazione. Per la Suprema Corte, infatti, dimostrare che si vuole riparare il più possibile al danno creato dal cane è motivo di assoluzione in caso di denuncia.
Anche perché la fortuna di avere Sam, il cane di Jim Carrey, nel film “Una settimana da Dio” (vedi foto) intento a leggere il giornale mentre è comodamente seduto sulla tazza del bagno, credo sia veramente per pochi.
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