La crisi alla Rocca, nessuna pace di San Valentino: il Pd declina l’invito di Di Maria

Il presidente Di Maria convoca tutti i consiglieri per una riunione alla Rocca in vista del voto di bilancio ma il Pd con Ruggiero fa sapere: "Non ci saremo"

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Da una crisi all’altra. Dalla situazione di limbo in cui è piombato palazzo Mosti dopo le dimissioni di Clemente Mastella alla condizione instabile in cui è precipitato alla Rocca il presidente Antonio Di Maria, dallo scorso 31 dicembre privo di una propria maggioranza politica.

Fallito il tentativo di percorrere la strada dell’intesa istituzionale, il numero uno della Provincia prova a rimettersi in moto in vista del voto sul documento di bilancio. 

Da qui il nuovo invito a tutti i consiglieri provinciali per una riunione calendarizzata per venerdì prossimo 14 febbraio. Un incontro utile, nelle intenzioni di Di Maria, ad “approfondimenti, valutazioni e riflessioni congiunte in merito alla stesura degli atti programmatici fondamentali dell’Ente, con particolare riferimento al Programma biennale degli acquisti e alla Programmazione Triennale dei lavori pubblici”.

E sul tavolo il presidente della Provincia mette pure la disponibilità a partecipare al confronto da parte della struttura tecnica, “ove richiesto”.

L’invito per San Valentino, però, non sembra emozionare più di tanto il Partito Democratico sannita. Che infatti, attraverso il suo consigliere provinciale Giuseppe Ruggiero, rifiuta la lusinga.

Siamo di fronte ad una sorta di litania in cui il presidente continua a ribadire che ha un’idea, ai molti sconosciuta, e che vuole un confronto istituzionale con tutti. Ma successivamente – prosegue Ruggiero – continuiamo ad assistere, proprio nel campo delle opere pubbliche, a scelte incomprensibili sia dal punto di vista politico che tecnico, credendo che il Partito Democratico possa presentarsi con il cappello dell’elemosina per essere coinvolto in una gestione marginale dell’Ente Provincia“.

Un niet che complica ulteriormente il cammino del presidente Di Maria, già privo del voto favorevole del Gruppo Autonomo Sannio, la formazione politica sorta per iniziativa dei tre fuoriusciti dalla sua maggioranza (Domenico Parisi, Lucio Mucciacciaro e Luca Paglia).

Al momento, dunque, l’inquilino della Rocca può contare su soli quattro voti certi: il suo e quelli di Giuseppe Bozzuto, Nino Lombardi e Michele Napoletano. Un ulteriore ‘sì’ potrebbe portarlo in dote proprio la crisi di palazzo Mosti considerato che lo scioglimento del Consiglio produrrebbe la decadenza di Paglia dal parlamentino provinciale (al suo posto entrerebbe il vicesindaco di San Giorgio del Sannio Giuseppe Ricci). Da valutare, infine, la posizione di Pasquale Carofano, l’altro consigliere eletto tra le fila del centrosinistra.

Ma il dato resta: senza un accordo con gli eletti del Gas (che al momento si posizionano all’opposizione) o con il Partito Democratico, il passaggio in Consiglio degli atti fondamentali dell’Ente si presenta davvero ad alto rischio. E se è vero che la presidenza Di Maria comunque non sarebbe in pericolo (alla Provincia non è previsto l’istituto della sfiducia), la prospettiva di una paralisi politica appare dietro l’angolo.

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