Le idee, mamma Carmela e Messi: nel mondo di Iago, il ‘Falque’ della Strega

Db Genova 04/11/2018 - campionato di calcio serie A / Sampdoria-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Iago Falque
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Benevento – Un nome da rapace e un fotogramma inumidito dalla pioggia. Lui che corre sotto la curva sud del Vigorito, Belotti che lo insegue e lo abbraccia, lo sguardo affranto del pubblico di casa. Il Torino ha appena raccolto i frutti di una partita che sa di miracolo. Sofferta oltre il dovuto, lunga il giusto e risolta grazie a un guizzo estemporaneo delle sue pedine più talentuose. Passaggio tra le linee di Liajic e poi Iago, Iago Falque, che senza indugio anticipa Letizia e spara di sinistro alle spalle di Belec. Al novantacinquesimo.

Dettagli – Era la terza giornata del campionato di serie A 2017/2018 e sono in tanti a ritenere che i guai giallorossi iniziarono proprio quel giorno. La Strega sfiorò più volte il gol trovando sulla sua strada un superbo Sirigu, e quando lo zero a zero sembrava ormai scritto ci pensò lo spagnolo a firmare la condanna. Il diluvio si mescolò alle lacrime, la gioia di esserci al tormento della consapevolezza: in A sono i dettagli a decidere se sei destinato a vivere o morire. Il Benevento era nato già spacciato.

Colpo – A distanza di tre anni Iago, sarà ancora sotto la Sud e proprio come un falque proverà a ripetersi con la maglia dei ‘buoni’. L’emergenza sanitaria non gli consentirà di prendersi gli applausi di quel muro umano. Per farlo ci sarà da attendere, chissà quanto, senza però disperare. Classe ’90, mancino chirurgico, il galiziano di Vigo arriva nel Sannio dopo un lungo corteggiamento. Se si calerà fin da subito nella realtà giallorossa e nel 4-3-2-1 di Inzaghi c’è ragione di credere che si rivelerà un colpo grosso, di quelli che alzano l’asticella. 

Mamma Carmela – Sulla serietà, l’abnegazione e lo spirito di sacrificio – doti che Superpippo passa al setaccio quando c’è da valutare profili – fu la mamma a garantire in tempi non sospetti: “Iago è una persona che ha le idee molto chiare. E’ timido, riservato e umile. In Spagna si dice che ha la testa ben arredata”. E’ stata lei, Carmela Silva, a sollecitarne il senso civico. Senatrice militante nel partito socialista operaio spagnolo, è un punto di riferimento per l’ex canterano del Barcellona: “Il calciatore è l’ultimo mestiere al mondo che mia madre voleva che facessi. Mi ha trasmesso gli ideali di sinistra, mi ha spinto a informarmi, a farmi domande, a leggere e a cercare di capire“, ha ribadito lui recentemente.

Rivoluzione – E non è un caso che il rilancio di una carriera che pareva afflosciarsi sia legato proprio all’ottima stagione nel Rayo Vallecano, club che di quegli ideali li ha nel suo dna. Un segno del destino, forse, perché poi sono arrivati il Genoa, la Roma, il Torino e nuovamente il Genoa, prima di approdare all’ombra della Dormiente. In A conta 166 presenze, 47 gol e 24 assist sommando le varie esperienze. Segna e fa segnare, assicura equilibrio e velocizza la transizione. L’ideale per gli schemi di Superpippo

A scuola con Leo – Idolo d’infanzia Rivaldo (“un giocatore sottovalutato se consideriamo quanto ha fatto in carriera”, sostiene ancora), ma nelle giovanili del Barcellona ha conosciuto un certo Lionel Messi: “Prendevamo un pullman per andare a scuola, Leo era timido e non parlava tanto, ma si vedeva che aveva qualcosa di diverso. Sono cresciuto con Iniesta, Busquets e Pedro. Hanno fatto una carriera importantissima”. 

Viaggi – La Juventus prese Falque nel 2009 sperando di aver fatto centro. Due tornei di Viareggio vinti prima dei prestiti al Bari agli ordini di Ventura (che non lo fece però mai giocare in A), e poi  – dopo essere passato per il Villareal – al Tottenham, dove ebbe modo di giocare soli cinque minuti in Premier League. I bianconeri decisero di non riscattarlo lasciandolo agli Spurs. Da lì in avanti una serie di prestiti tra Segunda Division, Championship e – appunto – la Liga con il Rayo.

Errori e passioni – Ha ammesso di aver fatto scelte sbagliate e aver sottovalutato qualche dettaglio. Al Tottenham, ad esempio, nonostante fosse chiuso da un certo Gareth Bale, decise di restare per giocarsi le sue carte. “Andai lì per soldi senza capire che non avrei avuto spazio. Non lo rifarei”, ha confidato con un pizzico di rimpianto. E riguardo le sue passioni, i suoi idoli, dubbi ne riserva pochi. Ama il cinema, la lettura e tutti gli sport, in particolare il basket e il tennis. E’ un grande tifoso del connazionale Nadal: “Non è il più talentuoso, ma ha lavorato sodo dimostrando che con il sacrificio si possono sovvertire i pronostici. E’ tosto, non va mai giù, è per questo che è riuscito spesso a battere Federer”. Rispondendo colpo su colpo. Come è obbligato a fare lui adesso nella città delle Streghe. A caccia di un’impresa che somiglia a una rivoluzione. 

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