
Benevento – “Non era a Napoli che il Benevento doveva fare punti per la salvezza“. Grosso modo è questo il ritornello che da ieri pomeriggio, dopo il pesante sei a zero incassato, si ripetono come un tormentone i tifosi della Strega per darsi forza. Una frase per certi versi giusta, il Napoli avrebbe probabilmente vinto anche contro un Benevento al completo ma ci sono diversi “però” di cui tener conto.
L’atteggiamento prima di tutto. Al “San Paolo” è scesa in campo una squadra già apparentemente rassegnata alla sconfitta. L’azione del gol dopo neanche tre minuti dal fischio di inizio ne è l’emblema. Di Chiara segue Callejon fino dentro la metà campo azzurra per troppo timore, lasciando sguarnita la corsia sinistra; Viola non riesce a tenere il passo di Allan; Mertens in area fa quello che vuole e l’errata respinta di Belec su conclusione del belga fa il resto. Troppi errori in una sola azione, segno tangibile di come sia stato sbagliato l’approccio di tutta la squadra. La partita è praticamente finita lì. Il Benevento si è consegnato nelle mani di un Napoli che avrebbe potuto dilagare ancor oltre il punteggio finale. I giallorossi non hanno mai inquadrato lo specchio della porta di un Reina rimasto inoperoso per tutti i novanta minuti. Una squadra, insomma, lontana parente di quella capace di strappare applausi nelle prime tre giornate, arrendendosi solo alla sfortuna e all’inesperienza.
Ci ha messo del suo anche Baroni nella disfatta in terra partenopea. Al netto delle assenze importanti, il tecnico giallorosso ha presentato un undici fin troppo sperimentale, soprattutto dalla cintola in su. Viola ha dimostrato di non avere passo e ritmo al cospetto del centrocampo del Napoli e Chibsah era alla sua prima partita ufficiale dopo i problemi fisici. Lombardi non è mai entrato in partita e sulla fascia opposta Lazaar, tra l’altro rimasto a riposo giovedì scorso, è parso a tratti irritante nella sua spasmodica ricerca della giocata. In avanti Coda si è battuto, ci ha messo la solita intensità e la solita corsa non trovando in Armenteros un degno partner. Lo svedese è ancora in ritardo rispetto ai compagni e ogni giudizio andrà rimandato a tempi migliori.
Quelli che non offre il calendario. Mercoledì al “Ciro Vigorito” arriverà la Roma di Di Francesco, avversario più vulnerabile del Napoli non avendo ancora assimilato meccanismi e gioco del nuovo tecnico ma pur sempre reduce dal secondo posto della passata stagione. Il dramma sarebbe considerare quella con i capitolini una sorta di ultima spiaggia, a causa di una classifica che vede mestamente la Strega ultima in classifica con zero punti. Il vero “dramma”, se proprio lo si vuol chiamare così, è non aver completato la squadra in tempo, quando il calendario offriva sfide dal coefficiente di difficoltà più basso. Adesso arriveranno tutte le grandi in serie e gli scontri sulla carta abbordabili andranno affrontati fuori casa. Bisogna, insomma, andare avanti senza cadere in facili isterismi ma con la voglia da parte della squadra di riscattarsi sul piano del gioco e soprattutto del carattere, quello che a Napoli è stato lasciato colpevolmente negli spogliatoi.
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