
“Se l’Amts fallirà, il fallimento porterà nome e cognome di un sindaco: Clemente Mastella”.
Fausto Pepe ora attacca. Incassata la sentenza della Cassazione che la scorsa settimana ha confermato la revoca del fallimento dell’Amts, l’ex sindaco di Benevento convoca la stampa “per fare chiarezza su una storia controversa, difficile, pesante sotto diversi punti di vista. E con la quale la politica non può non confrontarsi”.
Ad ascoltarlo, nella sala conferenze dell’hotel Italiano, diversi protagonisti della sua vicenda amministrativa. Notiamo Rino Caputo, Giuseppe Zollo, Giuseppe Molinaro, Errico Castiello, Pasquale Fiore.
Ben più lungo sarebbe l’elenco degli assenti, mancanze che lo stesso Pepe non mancherà di stigmatizzare: “Prima di me, questa conferenza stampa doveva organizzarla chi con me aveva amministrato la città, perdendo la campagna elettorale proprio per le fandonie raccontate da Mastella. Sull’Amts come su altre vicende”.
Al suo fianco, contrariamente a quanto ci si aspettava, non c’è neanche Mirko Francesca, presidente dell’ultimo consiglio d’amministrazione della storica azienda beneventana del trasporto pubblico. “E’ stato trattenuto per impegni di lavoro. A lui va il mio ringraziamento. A lui e agli altri componenti del Cda, Giuseppe Racioppi e Marco Romeo, ai revisori dei conti, ai consiglieri comunali dell’epoca, agli assessori. Avevamo ragione noi”.
Parole forti, dicevamo, del recente pronunciamento della Cassazione. “Il ricorso dei commissari è stato bocciato per improcedibilità, è vero, ma i giudici hanno anche evidenziato che la sentenza sarebbe stata comunque favorevole a noi. E vi dico la verità: non mi sorprende. Così come non mi aveva meravigliato la sentenza della Corte d’Appello. Inspiegabile, semmai, è stato il fallimento voluto dai commissari nonostante una proposta di concordato approvata dal cento per cento dei creditori”.
Come si è arrivati alla fine (?) di questa “lunga storia”? Pepe prova a ricordarlo ripercorrendo le tappe della vicenda.
“Nasce tutto con Porta Rufina, dalla decisione dell’amministrazione D’Alessandro di firmare una scrittura privata con i costruttori del parcheggio che prevedeva il pagamento, da parte del Comune, dell’investimento prodotto per un 1milione e 250mila euro quando invece era inizialmente previsto – come da progetto di finanza – che i privati rientrassero di quanto speso attraverso la gestione della struttura. Su questo documento, ricordiamolo, è ancora in corso una vicenda giudiziaria, ferma al momento in Corte d’Appello”.
“E allora,– incalza Pepe – se l’Amts falliva, falliva per Porta Rufina. Non per mala gestio, non perché mancava il Piano industriale, non per ragioni economiche legate alla vita dell’azienda. Queste sono falsità raccontate da Mastella in campagna elettorale”.
“Quello che doveva essere fatto, – prosegue – noi l’avevamo fatto. E anche bene. Adesso lo ha sentenziato la magistratura. Avevamo tutelato tutte le parti in causa: l’azienda pubblica, il servizio di trasporto per i cittadini, i lavoratori e i creditori. Un risultato andato in fumo con la delibera del 21 novembre 2016 con cui Mastella ha affidato il servizio a Trotta Bus”.
Quella delibera, sottolinea più volte l’ex sindaco, è stata approvata in giunta quasi sei mesi dopo la sentenza – del 22 giugno – di revoca del fallimento pronunciata dalla Corte d’Appello . “Eppure in quell’atto veniva scritto che l’Amts era fallita. Perché? E perché nella delibera non c’è traccia delle azioni amministrative prodotte fino a quel momento. Perché queste omissioni? E perché il Comune non si è costituito in giudizio, davanti alla Cassazione? E perché neanche ha motivato questa scelta? Come fosse possibile ignorare del tutto l’esistenza di una azienda che è di tua proprietà. Cosa accaduta, tra l’altro, in tutti gli ultimi documenti contabili di palazzo Mosti”.
Diversa, per Pepe, era la strada da seguire. “Mastella doveva chiedere la gestione provvisoria dell’Amts, nelle more della decisione della Cassazione. Io da sindaco questo facevo. E invece lui ha scelto di mandare a monte tutto e tutti: i lavoratori passati dal regime pubblico a quello privato, l’azienda beneventana del trasporto, i diritti dei creditori”.
E ora? “Di norma, il sindaco avrebbe già dovuto convocare i componenti del Cda e i revisori dei conti dell’Amts, azienda che ora è in bonis e che è di proprietà del Comune, per aprire insieme un confronto con la Regione. Questo fa la politica. Se vuole farla fallire, poi, sarà una scelta sua, con tutte le conseguenze del caso”.
Di sassolini da togliersi dalle scarpe, però, Fausto Pepe ne ha ancora diversi. E sul finire arrivano anche le stoccate per il Pd – “loro dovevano essere i primi a convocare un incontro pubblico e a sollecitare una operazione verità” – per “quegli amministratori che c’erano con D’Alessandro e che oggi sono al fianco di Mastella, in silenzio” – e persino per Fioravante Bosco: “L’unico sindacalista in Italia che fa il tifoso, fino a ringraziare un un sindaco per aver trasformato da pubblico a privato il contratto dei lavoratori”.