Un potere spazzato via dalla restaurazione. Mastella ha chiuso i conti col passato, ora tocca al Pd

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Dopo palazzo Mosti, la Rocca dei Rettori. La carica simbolica di alcune sconfitte va oltre il dato squisitamente elettorale. La notte appena trascorsa ha posto fine alla lunga stagione di governo del centrosinistra nel Sannio. Un cammino cominciato nel ’98 con Carmine Nardone e che ha toccato il suo culmine tra il 2006 e il 2016, decennio in cui il Pd ha gestito tutto: Provincia, Comune capoluogo e tutti i centri più importanti del beneventano.

Un potere enorme spazzato via, e questo è un altro dato significativo, non dalla rivoluzione a cinque stelle ma dalla restaurazione mastelliana. A porre fine all’egemonia del centrosinistra, in effetti, è stato proprio colui che l’ha determinata, attraverso la politica delle alleanze, fino all’ormai celebre ‘Patto di San Valentino’ che sancì il ritorno ad Arcore dell’ex Guardasigilli.

Stretto il nuovo legame con Berlusconi, Mastella si ritrovò con un seggio a Strasburgo ma con un pugno di mosche nel Sannio dove non ebbe successo la spallata al Pd, tenuto in piedi dalle scelte di Antonio Barbieri alla Rocca e Fausto Pepe a palazzo Mosti.

Dieci anni dopo, Mastella si è ripreso tutto. Ha chiuso i conti col passato. Adesso tocca agli sconfitti.

Al Partito Democratico beneventano non servono processi ma congressi. D’altronde, in questi anni il Pd si è mostrato all’opinione pubblica come un blocco granitico. Nessuno ha mai mosso una critica. Una alternativa alle leadership di Del Basso De Caro e Valentino non c’è mai stata (semmai è esistita qualche voce fuori dal coro. Subito zittita, peraltro) e dunque oggi nessuno può alzare la mano e rinfacciare errori, addebitando ad altri un tracollo che è figlio di una colpa comune. “Per acclamazione” sono state approvate le scelte di candidature, segretari e alleanze. Come potrebbe, chi fin qui ha tirato l’applauso, indossare con credibilità le vesti dell’accusatore?

Dinanzi a una sconfitta annunciata, dunque, giusto ringraziare Damiano per averci provato e per aver reso onorevole la sconfitta. Ma ora occorre una rifondazione. La chiusura di una stagione politica è anche un dato fisiologico. Proprio per questo, però, è necessario lasciare spazio a proposte, idee e volti diversi da quelli conosciuti. Vale per Roma, vale ancor di più per Benevento.

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