Benevento – La riunione in Prefettura del Comitato Ordine e Sicurezza pubblica convocata il 27 novembre scorso ha ribadito la “necessità” di sgomberare, nel più breve tempo possibile, tre spazi occupati della città, tra cui il CSA Depistaggio e la Janara Squat. La risposta critica a tale decisione arriva dal Gruppo Anarchico “Senza Patria” che difende il diritto all’autodeterminazione e all’autogestione e sottolinea l’importanza di ridare vita agli spazi sociali. Il Gruppo lo fa presentando un programma di mobilitazione in città che partirà il 2 dicembre per proseguire fino al corteo del 14, passando per un’assemblea pubblica venerdì 7 dicembre in piazza Federico Torre. Le motivazioni di tale risposta sono racchiuse nella nota inviata dal Gruppo, che riportiamo integralmente:
Di seguito la nota completa inviata dal Gruppo:
“In tempi meno sospetti qualcuno aveva già intuito di quale “vento del cambiamento”il nuovo esecutivo si sarebbe fatto portatore: una “guerra” serrata nei confronti di donne, migranti, marginalità sociali vecchie e nuove, nonché di quegli spazi sociali che da sempre, costruendo reti di mutuo appoggio e sperimentando rapporti liberi dallo sfruttamento, rappresentano un argine all’avanzata dell’individualismo e della barbarie capitalista. E così, dopo quella vaga intuizione,sono arrivati i fatti: la circolare Salvini sullo sgombero degli immobili occupati, il DL sicurezza, il DL Pillon, le mozioni antiabortiste di Verona,sono solo alcuni degli strumenti di un attacco generalizzato all’autodeterminazione di tutte e tutti noi, alla libertà di movimento e di dissenso e alle aspirazioni alla Giustizia Sociale. Di fatto un attacco a tutto ciò che metta in discussione un presente che ci viene ancora presentato come il migliore tra i possibili.”
“Mentre a livello nazionale Salvini nella brutale vicenda di Desirée ha trovato un’ottima occasione per stringere ulteriormente sulle occupazioni sociali ed abitative (non solo romane) e, al contempo, cristallizzare lo stereotipo “migrante-criminale-violento” (perfettamente speculare a quello “itagliani-brava gente”), ecco che a livello locale non tardano ad arrivare le conseguenze materiali e deleterie di un indirizzo politico molto preciso. E’ di questo triste e pericoloso contesto nazionale che, nella nostra città, vogliono approfittare il Prefetto Cappetta, il Questore Bellassai e il Sindaco Mastella, per provare a sbarazzarsi di quelle esperienze scomode, per gli amanti ed i difensori del privilegio, quali sono la Janara Squat e il Centro Sociale Autogestito Depistaggio”. E, se in passato, si adducevano per fatti di questo tipo, goffe argomentazioni, quali potevano essere quella della ristrutturazione dell’immobile in questione e della sua destinazione ad una qualche “funzione pubblica”, raramente avvenuta, o inesistenti questioni di ordine pubblico e becera criminalizzazione, oggi l’arroganza istituzionale arriva ad ammettere candidamente che gli sgomberi vanno effettuati semplicemente per riconsegnare al degrado e all’abbandono quegli immobili a cui era stata data nuova vita attraverso la pratica dell’Occupazione”.
“Si dimentica però che il Depistaggio, che ormai può vantare quasi un ventennio, è il luogo in cui più di una generazione beneventana ha visto il suo primo concerto autorganizzato, ha partecipato alla sua prima Assemblea, si è innamorata per la prima volta e per la prima volta ha trovato dei complici che sarebbero divenuti poi i Compagni di una vita; soprattutto si dimentica che è stata la fucina di tutte le esperienze cittadine che oggi producono controcultura, solidarietà e innovazione sociale. Si dimentica che quelle mura hanno molto da raccontare… e molto ancora da dare! Si dimentica che la Janara Squat, da 4 anni, pratica un abitare altro, e col suo progetto di forno popolare autogestito, un esperimento di lavoro libero ed alimentazione etica; con la sua sala prove autocostruita e gratuitamente fruibile; il suo orto sinergico; il suo archivio di libri; le mille iniziative in cui si fa controinformazione e socialità non mercificata, il microbirrificio artigianale; è patrimonio della città, di quella immune al razzismo e al securitarismo salviniani, di quella che vuole credere in un modo diverso di stare al mondo.
“Il tentativo è quello di eliminare un temuto avversario politico, un avversario che è l’unico che realmente può dare possibilità allo sviluppo di una lotta per una nuova vita sociale, anticipazione di quellaVita Libera, perché costruita tra Liberi ed Eguali, che forse è l’unica prospettiva felice che possiamo avere come Umanità.” Sgomberarli significa spalancare definitivamente le porte alla Morte Sociale, in una città da sempre un po’ comatosa! Difenderli significa difendere la possibilità di un mondo migliore!”