
Benevento – La cacciata dei docenti Ebrei dalle Università in epoca Fascista, dopo il 1938, fu un crimine contro i diritti dell’Uomo, ma fu anche un impoverimento culturale e scientifico della stessa comunità italiana. Questo è stato il commento del Presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, e del direttore generale dell’Ente, Nicola Boccalone, aprendo il Convegno sul tema “Posti liberi”, promosso dalla giornalista Enza Nunziato, con la comunità Ebraica di Napoli, la stessa Provincia, la Lidu e il Circolo Manfredi, svoltosi presso la Sala Consiliare della Rocca dei Rettori. L’occasione è stata data dalla presentazione di un volume di cui è autore un docente di Patologia generale dell’Università di Padova, originario di Benevento, Pompeo Volpe, con Giulia Simone, dal titolo appunto “Posti liberi” che rievoca la vergognosa epurazione di un centinaio di docenti e di oltre quattrocento ricercatori dagli Atenei a seguito della promulgazione nel nostro ordinamento giuridico delle leggi razziali. Purtroppo, com’è stato rilevato dai relatori, e cioé dallo stesso rappresentante della Comunità Ebraica di Napoli, Paolo Ferrara, e dal docente dell’Ateneo Federico II Antonio Colantuoni, si registrò in quel frangente, a fronte delle epurazioni nel mondo accademico, non solo una grande indifferenza da parte dei colleghi e dei cittadini, ma anche un vero e proprio assalto ai posti vuoti da parte di chi riteneva di avere gli stessi titoli culturali e la stessa preparazione dei titolari. In questo contesto, l’autore del libro, a questo proposito, ha fatto anche nomi di personalità insospettabili che cercarono in qualche misura di approfittare dell’accaduto, citando, tra gli altri, l’insigne Enrico Fermi che raccomandò per un posto rimasto vuoto un suo protetto. Volpe ha contestato il fatto che non esiste nello stesso mondo accademico, una precisa ed inequivocabile rielaborazione storica di quanto accadde in quei tempi bui e che di fatto vi sia ancora una grande resistenza a fare luce su quegli avvenimenti terribili. Ha concluso i lavori Enza Nunziato che ha ricordato che, in questo contesto di indifferenza e di abominio, vi furono anche i “Giusti tra le Nazioni” che almeno si sforzarono di salvare vite umane.
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