Associazione Mondragone Bene Comune: “Come non parlare della grave crisi del commercio locale”

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Mondragone (Ce) – Il commercio sta subendo una profondissima e radicale rivoluzione sotto il peso delle piattaforme digitali che hanno messo in discussione tutta la filiera distributiva, dalla piccola bottega del centro storico alla grande distribuzione.  Una concorrenza che si gioca su scala globale, ma che si concretizza sulla dimensione locale, che si sviluppa  alla luce di normative vecchie ed inadeguate, che sconta problematiche burocratiche e limiti fiscali e che si appalesa per essere poco leale, quando non addirittura dedita allo sfruttamento del lavoro. I vorticosi cambiamenti si avvertono- ovviamente– anche da noi, anche a Mondragone, ove il settore della distribuzione tradizionale è in profondissima crisi. E mentre il settore è in ginocchio, ormai morente, la cosiddetta politica localecome sempre– parla d’altro, se parla, guarda altrove, se vede, perdendosi, al massimo, in dietrologie e pettegolezzi circa la mancata autorizzazione ad una multinazionale della grande distribuzione e annunciando o aizzando alla querela (ma perché non si lasciano i funzionari fare in autonomia il loro lavoro senza alcuna interferenza? Ma è così difficile rispettare la legge e, quindi, la distinzione delle funzioni tra politica ed amministrazione? Ma veramente vogliamo ritornare alle vecchie metodiche di coloro che- assisi in trono e spacciandosi per politici- per decenni hanno preteso di  essere omaggiati per concedere una certificazione o un’autorizzazione, a volte arrivando addirittura a costringere i proni uffici comunali ad inventarsi delle farlocche motivazioni di diniego per <obbligare> i cittadini al pellegrinaggio votivo? E anziché aizzare alla querela non è più semplice informare correttamente o smentire, facendo conoscere le motivazioni ufficiali di un diniego?). Nel silenzio della cosiddetta politica locale il commercio al dettaglio nella nostra città sta morendo. Ci vorrebbero una Politica locale e regionale capaci di aiutare il settore ad inventarsi nuove formule e nuovi format in grado di coinvolgere i pubblici con iniziative ibride rivolte a tutte le età. Iniziative che sappiano trasformare il proprio esercizio commerciale in un luogo non prescindibile, identitario, non soppiantabile oppure delocalizzabile. E’un commercio lasciato a se stesso da una politica locale e regionale miope (che non lo aiuta e non lo incentiva ad aggiornarsi, che non lo invoglia ad innovare, che non lo supporta nel rischio a sperimentare) quello che viene soverchiato dalla grande distribuzione e, soprattutto, diventa vittima sacrificale delle piattaforme digitali. Ci sono in giro per l’Italia tanti negozi e attività di piccola distribuzione che ce la stanno facendo, che si sono trasformati  in punti di riferimento, in moderne <piazze>, in luoghi di incontro e di socializzazione. Andrebbero presi ad esempio per costruire un piano per il rilancio del commercio cittadino e –con esso– un piano per il rilancio della città. Ma una tale trasformazione del settore non può assolutamente essere estranea ad una diversa legislazione regionale, ad una diversa pianificazione urbanistica, ad una nuova mobilità cittadina (ed anche degli orari della città), ad una incisiva e coinvolgente programmazione culturale e di animazione della città, al necessario miglioramento dei servizi pubblici, a partire dai servizi per avere una città non degradata ma pulita e attrattiva, ad una massiccia azione di rivitalizzazione dei settori produttivi (enogastronomico e turistico, in particolare), ma anche di lotta al lavoro nero, allo sfruttamento e all’evasione. Di fronte agli epocali cambiamenti che stiamo vivendo attardarsi su un’autorizzazione data o negata  è il segno di un’Amministrazione e di una pseudopolitica locale che non sanno cosa dire e, soprattutto, cosa fare. Non solo sul commercio, ma sul presente e sul futuro della città. Mentre il lavoro, il commercio, la distribuzione, la mobilità, la comunicazione, la formazione, il tempo libero … cambiano radicalmente, trasformando totalmente le città (smart city), che per non morire dovranno essere ripensate e riprogettate, a partire dalla impellente e indispensabile transizione digitale, noi ci siamo condannati ad avere a che fare ancora con chi non riesce –con tanto di giubilo e propaganda– ad andare oltre a stitici rendiconti sul rifacimento di un manto stradale, di una condotta fognaria, di un contributo regionale o di un’autorizzazione negata. Chi è causa del suo mal pianga se stesso!

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