Home Caserta Abbatte villa storica per costruire due palazzi. Il Tar: “Permesso illegittimo”

Abbatte villa storica per costruire due palazzi. Il Tar: “Permesso illegittimo”

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Caserta – Una villa storica abbattuta per realizzarvi due palazzi uniti tra loro, con una volumetria aumentata in maniera esponenziale. E’ accaduto a Caserta, nel quartiere di Centurano. Ma per il Tar della Campania si tratta di un abuso edilizio che va sanato con l’abbattimento di uno dei due stabili già edificati. Una sentenza emblematica quella dei giudici amministrativi, che nel disporre l’annullamento del permesso a costruire del Comune (il numero 137 del 5 agosto 2009), censurano una pratica di costruzione “tutta casertana”, ovvero quella di demolire immobili preesistenti e costruirne dei nuovi, sommando la volumetria di quello abbattuto a quella ricavabile dall’utilizzo degli indici di piano, che per ogni zona urbanistica stabiliscono come e quanto costruire, tenuto conto di eventuali vincoli.

Una pratica illecita già bocciata in altre circostanze, che però ha permesso nel tempo a molti costruttori di edificare, con il permesso del Comune, più di quanto avrebbero potuto fare sulla base non solo delle norme di legge, ma degli stessi strumenti urbanistici adottati dall’ente comunale. Nella sentenza infatti, i giudici spiegano che “la censura articolata da parte ricorrente coglie nel segno alla luce dell’orientamento espresso da questa Sezione in riferimento a due casi analoghi riguardanti proprio le zone B3 del Comune di Caserta”.

In concreto, per il Tar, il costruttore avrebbe dovuto abbattere la villa e costruirne una simile che rispettasse la precedente volumetria e la sagoma; ed invece, ne è venuta fuori una costruzione completamente diversa, fatta di due palazzi collegati tra loro, uno dei quali sorge su un terreno attiguo a quello della villa, la cui volumetria finale è la somma di quella della villa abbattuta e di quella che emerge dal calcolo degli indici di piano. Il progetto prevedeva anche dei parcheggi pubblici, come previsti dagli strumenti urbanistici, ma gli spazi erano all’interno degli stabili, dunque noin furuibili dalla collettività. Il Tar ha quindi accolto le lamentele della ricorrente, una vicina di casa (assistita dal legale Luigi Adinolfi) che ha visto crescere giorno dopo giorno l’abuso in un quartiere storico di Caserta.

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