
Napoli – Sarà pubblicata dal settimanale della Diocesi di Napoli “Nuova Stagione” la lettera dell’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Crescenzio Sepe, che volle rivolgere ai giovani napoletani nel 2007. A pochi mesi dal suo insediamento nella Diocesi partenopea, Sepe subito si rivolse alle fasce più deboli e disagiate, baciando la terra napoletana a Scampia e cominciando la sua prima Quaresima a Napoli invitando i giovani ad aprire le loro mani e a lasciare cadere in un cesto, ai piedi del crocifisso nelle chiese, tutte le armi di male e violenza. Quei coltelli raccolti furono poi bruciati in piazza del Gesù a Napoli, in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo. Dopo più di dieci anni viene ripubblicata la lettera dell’Arcivescovo, come monito per la città e per i giovani dopo la proposta avanzata dal Cardinale Sepe di costituire un tavolo permanente per affrontare concretamente le problematiche e le devianze. Ecco, di seguito, uno stralcio della lettera firmata dal Cardinale il 2 febbraio 2007:
“[…]Molti dicono che voi siete l’avvenire, ed è vero, ma io credo che non si può edificare il futuro, senza seminare oggi, nel solco di ogni vita, il germe della pace. Una mano aperta è pronta a donare e ricevere, una mano chiusa, spesso può diventare un pugno per ribellarsi e colpire. Perciò io vi dico: Aprite le vostre mani! Siate pronti a offrire i tesori preziosi che ciascuno si porta dentro! Accogliete con fiducia i tanti semi di bene che vi vengono offerti! Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che spargono solo sangue, morte e lutto. Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che reclamano vendetta, che rispondono all’odio con l’odio. Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che tagliano i legami di amicizia, lacerano i rapporti, fanno versare lacrime e colpiscono al cuore la vostra dignità di giovani. Aprite le vostre mani per salutare, fare amicizia, per solidarizzare.[…]Questi coltelli che deporrete diventeranno segni di vita. Insieme a tutti gli altri strumenti di morte saranno distrutti e saranno trasformati in arnesi utili a coltivare la terra. Così realizzeremo ciò che dice la Parola di Dio: «Forgeranno le loro spade in Vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Isaia, 2,4).”
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