San Giorgio a Cremano (Na) – Dopo lo straordinario successo di pubblico dell’inaugurazione la rassegna “Cinema intorno al Vesuvio” a Villa Bruno, organizzata da Arci movie con il comune di San Giorgio a Cremano, prendono il via le serate del cinema di impegno civile e che affrontano temi del nostro tempo curate da Antonella Di Nocera:il18 giugno con la proiezione di “120 BATTITI AL MINUTO” di Robin Campillo e il 20 giugno con “NATO A CASAL DI PRINCIPE” di Bruno Oliviero.
Entrambi i film portatori di una grande forza per i temi affrontati hanno trovato pochissimo spazio nella distribuzione ordinaria e sono scomparsi dalle sale in pochi giorni pur rappresentando una alta cinematografia europea che il pubblico dovrebbe conoscere ed apprezzare
Il film di Campillo vincitore del Gran Premio al festival di Cannes 2017, sei Cesar in Francia, ed è stato il film francese selezionato per gli Oscar, l’hanno visto quasi un milione di persone in Francia, 70 % giovani è stato un fenomeno giovanile.La serata è in collaborazione con Napoli comicon, Consolato generale di Francia, Arcigay, Coordinamento Campania Rainbow, Network persone sieropositive, Associazione Volontari Ospedalieri lotta AIDS e Pompei Pride,
“Mi sono unito a Act Up-Paris nell’aprile del 1992 – spiega il regista Robin Campillo – più o meno a 10 anni dall’inizio dell’epidemia di AIDS. Fin dal primo incontro a cui ho partecipato, sono rimasto profondamente colpito dall’entusiasmo del gruppo, considerando che quegli anni sono stati i più duri del contagio. I gay che avevano subito inermi la malattia negli anni Ottanta, erano diventati attori chiave nella battaglia per sconfiggerla. La forza del movimento veniva dalle scintille che scoccavano tra gruppi diversi di individui che imparavano sul campo a costruire un discorso e una posizione comune al di là delle differenze. Con Philippe Mangeot, ex membro di Act Up che ha collaborato con me alla sceneggiatura, eravamo d’accordo sull’importanza di restituire innanzitutto la polifonia di voci e l’intensità delle discussioni. Oggi grazie a internet possiamo avere facilmente la sensazione di appartenere a una battaglia comune, ma questo modo di aggregarsi è difficile che prenda davvero corpo e metta radici. A quei tempi le persone dovevano unirsi fisicamente in uno spazio reale, fronteggiarsi gli uni con gli altri e confrontare le proprie idee. Voglio che lo vedano tutti perché la politica non ha fatto nulla”.
“Più che la violenza – spiega il regista – volevo mettere in luce l’aspetto poetico delle persone che subiscono una cosa simile. Persone che non sono eroi, che diventano vittime di questa violenza e che si devono comunque rialzare. Una novità rispetto alle tradizionali storie di camorra. Questo film alla fine -conclude- racconta più una storia di resistenza civile”.