Tempo di lettura: 2 minutiNapoli – Ancora minacce all’imprenditore Leonardi. Due proiettili sono stati rinvenuti nella cassetta della posta, sita nell’antro del parco in cui vive. Ha 43 anni Luigi Leonardi e da anni lotta contro il crimine organizzato. Imprenditore nel settore dell’illuminazione,
oggi vive sotto scorta, ma nemmeno questo ha fatto desistere i malavitosi a minacciarlo nuovamente. Isolato dalla sua famiglia per la scelta di denunciare e beffato dallo stato che lo considera collaboratore, anziché testimone, malgrado non sia stato mai arrestato. Leonardi continua a lottare, a causa del racket ha perso le sue due fabbriche di impianti di illuminazione e i relativi negozi distribuiti tra Nola, Giugliano, Melito e Cardito.


Leonardi si è ribellato al “sistema” che cercava di stritolarlo presentando denunce che hanno portato non solo a processi, ma anche a sentenze di condanne. L’imprenditore napoletano, nel corso degli anni, ha subito diversi atti di violenza, oltre alle intimidazioni dei clan napoletani di Secondigliano, Melito, Marano e Ottaviano, ognuno dei quali pretendeva la propria fetta sul fatturato. Poi dalle minacce si è passati alle vie di fatto. L’auto sbalzata fuori strada al termine di un inseguimento, un’aggressione a suon di spranghe di ferro che l’hanno fatto finire in ospedale con una diagnosi di cecità temporanea all’occhio sinistro e, per completare il tutto, a settembre del 2009 fu sequestrato e tenuto per 24 ore prigioniero nelle case celesti di Secondigliano, un rione ad alto degrado soprannominato “terzo mondo”. Leonardi continua a lottare e a denunciare. Tre settimane fa i camorristi che ha denunciato sono tornati liberi e lo stanno cercando. Ieri il rinvenimento dei proiettili segno che i clan hanno la memoria lunga, a differenza del sistema giudiziario che con le sue incompetenze fa prima a commemorare i morti che a difendere i vivi.