Napoli – Ai più era sembrata un’iniziativa scherzosa, la voglia di non prendersi troppo sul serio ma dimostrare di potersi divertire ancora. Ma nelle tante foto postate da Generoso Rossi c’è un messaggio subliminale che punta al mondo del calcio. Vestirsi da pescivendolo, gommista, benzinaio, barbiere, tra gli altri, non è solo la voglia di cimentarsi con un altro mestiere e strappare una risata. L’istruttore di portieri con circa 300 ragazzi e con venti squadre con cui collabora lo ha fatto per un motivo ben preciso.
“L’idea è che il fruttivendolo deve fare il fruttivendolo – così inizia Generoso Rossi – il gommista deve fare il gommista e così via. A ognuno il suo. Trasportato il concetto nel mondo del calcio, significa che ognuno deve fare il suo. Con questo non sto dicendo che un fruttivendolo non può allenare, ma servono studio e giuste qualifiche. Ben vengano anche questi ragazzi che, senza alcuna qualifica, si cimentano in questo sport, ma hanno un limite oltre il quale non possono andare. Poi serve altro. Io mi concentro sulla questione portieri perché quello ho fatto. Ho visto far fare esercizi a bambini, tra gradoni, salti a ostacolo, che creano solo danni fisici. Ma la colpa non è neanche di questi tecnici improvvisati, ma di chi concede patentini in maniera troppo semplice. C’è bisogno che qualcuno vada sui campi per vedere che tipo di lavoro fanno questi preparatori e a chi hanno dato il patentino”.
L’istruttore di calcio giovanile è un ruolo delicato, quello di un portiere ancora di più.
“Avere a che fare coi bambini è una cosa stupenda ma non è per tutti. E’ un po’come la maestra. Servirebbero corsi rigidi per arrivare ad avere a che fare coi ragazzini ed essere stati professionisti non è certo la garanzia giusta. Servono modi perché ogni bambino ha la sua storia e va stimolato in maniera diversa. Tornando ai mestieri, se il fruttivendolo sbaglia, viene licenziato e lo stesso vale per qualsiasi altro mestiere. Se il preparatore dei portieri sbaglia, invece, non succede nulla”.
Un’iniziativa, quella di Rossi, importante, non fine a se stessa ed è un messaggio che non è caduto nel vuoto.
“Chi ha giocato a calcio ha capito cosa c’era dietro la mia iniziativa. Ho avuto tanti confronti con ex compagni e avversari. Ci dobbiamo coalizzare perché c’è gente che fa danni. Ci sono istruttori che si aggiornano su google, hanno grande fantasia ma non fanno vedere ai bambini come cadere o come mettere le mani. E poi ci lamentiamo se non escono portieri. Il problema è uno solo, si prende ad esempio chi non ha mai giocato a pallone”.
Nonostante le difficoltà, la battaglia è lunga e Rossi non vuole tirare i remi in barca, anzi.
“Sinceramente ho tante richieste e non so che mestiere farò alla prossima. Vedo qualcosa, mi viene l’ispirazione e mi travesto. La cosa importante è che non voglio essere mai volgare ma solo strappare una risata ma, soprattutto, far riflettere”.