Salerno – Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di una attivista dei Veg in Campania.
In ogni luogo di detenzione di animali c’è un infelice che, più di altri, mi si imprime negli occhi e diventa un fermo immagine che porterò sempre con me. Davanti al circo, ogni volta, a colpire è il dondolio costante degli elefanti, così come le tigri che, impossibilitate a fare altro, nelle loro celle non possono che girare continuamente in tondo su se stesse. Dello zoo di Napoli non dimenticherò mai l’orso, rintanato in una finestra murata ricavata dalla sua prigione, con il capo chino poggiato alla parete, quasi nel tentativo di scomparire dalla vista dei visitatori.
E al Terraquarium, mostra itinerante in questi giorni a Salerno, è stata la volta di uno tra i più temibile degli animali: ‘Alligatore del Mississippi’, riportava il cartello. ‘Dimensione massima: 5 metri – Habitat: America’. Un coccodrillo endemico degli Stati Uniti, dalle zampe posteriori palmate e dalla coda molto robusta, utilizzate come propulsore al nuoto nei laghi e nei fiumi. Che, lì dentro, non gli servivano più a nulla.
Ma non mancavano compagni di sventura. Come il ‘caimano dagli occhiali’ che, anziché in un ambiente umido e fangoso, tipico delle rive del fiume in cui dovrebbe vivere da animale libero, si ritrovava invece su un tappetino all’interno di una teca, a fissare immobile il vuoto, tra la musica, le voci urlanti dei bambini ed i flash dei cellulari dei loro genitori.
O come lo ‘squalo pinna bianca del reef’ che, recita Wikipedia, ‘si muove in gruppo a caccia di pesci ossei, crostacei e polpi, grazie al corpo allungato che gli consente di aprirsi la strada tra gli anfratti e le cavità per estrarre le prede nascoste‘, ma che nella sua squallida cella acquatica scrostata, da solo, non poteva fare altro che nuotare incessantemente avanti e indietro, in uno spazio di pochissimi metri quadrati, ignorando anche le acciughe morte, il pasto che gli veniva somministrato dall’alto. Un altro animale splendido e fiero costretto tra quattro pareti per l’intera durata della sua vita.
Dove sono gli ‘arricchimenti ambientali‘ che l’articolo 59 del regolamento comunale di tutela degli animali di Salerno richiede per ‘iguane, lucertole e sauri’, quando per il ‘drago barbuto’ e per l”iguana dai tubercoli’, oltre ad un tronco ornamentale, il suddetto arricchimento si limitava ad uno sfondo quasi beffardo che riproduceva il loro habitat naturale? Ma le stesse dimensioni dei terrari, che ‘devono essere proporzionate alla lunghezza dell’animale detenuto nel rapporto 1:3 per ciascun lato e aumentate del 50% per ogni altro soggetto‘, non rispettavano le misure minime, come risultava evidente anche ad un occhio meno esperto.
Perché, come previsto dall’articolo 60 – sezione ‘serpenti’ sempre del nostro regolamento comunale, per pitoni e anaconde mancava il ‘rifugio che consenta a tutti i soggetti di sottrarsi agevolmente alla vista‘ ed il ‘contenitore per l‘acqua che deve avere una superficie pari almeno ad 1/3 per pitoni e grossi costrittori (2/3 per le anaconde) dell‘area di base del terrario‘ era invece visibilmente molto inferiore, occupandone appena un angolo? Parametri che, in questa come in tutte le altre mostre di animali, puntualmente non vengono rispettati.
Nonostante l’esistenza di un regolamento, ancora una volta l’amministrazione comunale di Salerno non ha dimostrato la dovuta sensibilità, autorizzando un’esposizione di animali acquatici e terrestri e legittimando, soprattutto alle giovani generazioni, reclusione e sfruttamento dei soggetti più indifesi della società. Iniziative che imprigionano gli animali per il nostro divertimento portano i bambini ad essere sempre meno empatici, quando andrebbe spiegato loro che, reclusi a vita, questi impazziscono per la monotonia e la disperazione. Addirittura, in alcune scuole elementari di Salerno, siamo venuti a conoscenza di insegnanti che, anziché promuovere il valore del rispetto per la vita e per la libertà, hanno collaborato alla distribuzione dei biglietti di questa mostra itinerante.
L’appello al primo cittadino di Salerno Vincenzo Napoli, dunque, è di effettuare rigidi controlli per quanto concerne la detenzione degli animali, ma soprattutto di seguire l’unica direzione in sintonia con una società che si autodefinisce civile, ovvero di non concedere più l’autorizzazione a questo genere di eventi, che nulla hanno di culturale e sono invece manifestazione di sopraffazione dell’uomo sulle altre specie. O, perlomeno, di dichiarare apertamente il proprio dissenso, alla stregua del sindaco di Pontecagnano Faiano Giuseppe Lanzara che, appena il mese scorso, non ha esitato a definirsi pubblicamente contrario all’utilizzo degli animali nei circhi. Si invitano altresì i cittadini salernitani a voler imparare a conoscere il mondo degli animali in modi che non implichino, come in questa fiera, la loro detenzione in cattività, privati di ogni forma di dignità.