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Avellino – Nessuna modifica dello statuto dell’Alto Calore e al susseguente ingresso di privati per l’Ente di Corso Europa. Al momento, però, si attende il piano di fattibilità sui costi energetici e sulla massa debitoria da parte dell’amministratore unico Michelangelo Ciarcia. E’ questo il succo del vertice che si è svolto stamane a Palazzo Caracciolo ad Avellino. Riunione che ha visto la presenza del sottosegretario all’interno Carlo Sibilia, il presidente della Provincia Domenico Biancardi, il Vicegovernatore Fulvio Bonavitacola, del Presidente dell’Ente idrico campano Luca Mascolo e dello stesso amministratore di Acs, Ciarcia.

Al tavolo hanno preso parte anche i comitato dell’acqua pubblica e, allo stesso tempo, a Piazza Libertà hanno fatto sentire la loro voce le associazioni dei consumatori e i partiti della Rete irpina Acqua bene comune, che hanno confermato la volontà di non permettere l’ingresso dei privati nella gestione dell’acqua. Tra questi presenti il Vescovo di Avellino, Mons. Arturo Aiello e Don Vitaliano Della Sala.

Da parte del Governo, Regione e Provincia c’è stata la massima disponibilità nel dare una mano alla società che gestisce il servizio idrico in Irpinia e nel Sannio, ma solo a determinate condizioni. “Dopo diversi anni di malgoverno bisogna modificare la governance – ammette Sibilia – L’acqua deve rimanere pubblica e, soprattutto, va rispettato il referendum del 2011. Nonostante ciò, però, va garantita la fruizione dell’intero territorio. Con la mia presenza, il Governo, è pronta a dare il massimo supporto alla vicenda”.

LE SOLUZIONI. Al momento sono due le soluzione che vengono valutate. Un intervento presso la Cassa depositi e prestiti. L’Alto Calore dovrebbe finanziare 50 milioni di euro oppure toccherà ai sindaci o ai privati. La seconda ipotesi, invece, riguarderà un concordato preventivo in continuità. Ipotesi sponsorizzata nei mesi scorsi dal M5s

Da parte di Palazzo Santa Lucia è stato confermata la volontà del piano di investimento da 60 milioni di euro (erogandone 20 all’anno). “Al momento, la Regione, non può divenire socio dell’Acs – ammette Bonavitacola – E’ vietato dalle leggi. Non siamo una banca, ma possiamo dare un sostegno con competenze, atti di investimento che possano aiutare il percorso di risanamento”. “In caso di fallimento – sottolinea il Vicegovernatore – Secondo la legge Madia il pubblico sarà escluso per cinque anni dalla sua gestione”.