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E allora perché non scegliere il nido privato se la retta è più bassa di quello pubblico? Ad Avellino, infatti, si arriva a 350 euro come si legge dall’avviso pubblicato nei giorni scorsi. C’è tempo fino al 26 giugno del 2017. Poco per le tante famiglie avellinesi che, avendo entrambi i genitori lavoratori, devono ricorrere all’aiuto del nido comunale. Ma intanto, leggendo l’avviso, datato 25 maggio 2017, balza agli occhi il costo della rata mensile. Una bella retta che ogni famiglia, qualora il proprio figlioletto dovesse riuscire a passare le molteplici richieste contemplate nell’avviso e avesse i requisiti necessari, dovrà sostenere e dovrà, per assicurare la frequenza, effettuare il pagamento anticipatamente all’inizio delle attività didattiche e successivamente entro il 5 di ogni mese.

Il Comune stabilisce pure che in caso di rinuncia o di ritiro nel corso del mese non potrà essere richiesto alcun rimborso così come nessun rimborso sarà dovuto per la chiusura in occasione delle festività natalizie e pasquali e per cause non prevedibili che comportino la chiusura per meno di cinque giorni lavorativi. Insomma, una serie di prescrizioni per l’uso a cui attenersi scrupolosamente per potere iscrivere il proprio piccolo lattante (3/12 mesi), divezzino (13/24 mesi) e divezzi (25/36 mesi) al Nido comunale, il solo rimasto in città e che rappresenta una meta ambita visto che i posti a disposizione da assegnare ai piccoli sono poco più di una trentina.

Va anche detto che tra i criteri fissati c’è quello sulla precedenza riservata ai residenti nel comune di Avellino e che nella graduatoria delle domande di ammissione verranno considerate altre precedenze riservate alle madri nubili o padri celibi o vedovi in entrambi i casi; ai bambini portatori di handicap; ai figli di un solo genitore. Ulteriori priorità saranno riservate ai bambini in situazioni di abbandono e dati in affidamento a residenti nel Comune di Avellino; ai figli non riconosciuti con cognome materno; ai figli di genitori entrambi lavoratori anche se divorziati o legalmente separati; ai figli di genitori di cui uno con lavoro fisso e l’altro con occupazione saltuaria, occasionale o disoccupato; ai figli di genitori entrambi disoccupati.
Per la verità anche per i residenti il Comune ha previsto riduzioni sulla rata mensile ma solo- specifica il settore- il 20 % per il secondo figlio ed il 20% in caso di assenze superiori ai 10 giorni. A definire il tutto e a sancirlo una graduatoria di ammissione che sarà pubblicata sul sito internet dell’ente di Piazza del Popolo e potrà essere consultata in qualsiasi momento. In base alla fascia di età gli uffici provvederanno a stilare in tre graduatorie le domande di iscrizione: lattanti, divezzini e divezzi. In ogni caso solo dopo che tutte le richieste dei residenti saranno state accolte si potrà scorrere la graduatoria a copertura dei posti disponibili.
Un lavoro certosino e puntuale quello che viene espletato già nella fase di ammissione e di iscrizione al Nido comunale, resta però il dato di un costo che, senza nulla togliere alla qualità del servizio che vede impegnate con dedizione e impegno tante persone qualificate, appare piuttosto alto tanto che il Nido non riesce più ad offrire una proposta interessante da potere concorrere con i molteplici asili privati che sono sorti in città. Una scelta che potrebbe rientrare in quella logica di risanamento delle casse comunali avviata da tempo per che concorre ad evitare il peggio al Comune di Avellino che dopo appena dieci giorni dall’approvazione del Bilancio è stato dichiarato nuovamente strutturalmente deficitario.