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Avellino – Eccola la sede del Centro di assistenza socio- sanitaria per soggetti autistici di Avellino. E’ l’immagine di uno stato di abbandono e di degrado a cui la comunità si sta abituando. Una condizione rispetto alla quale non ci può essere acquiescenza né rassegnazione.

E allora ha un senso l’iniziativa promossa dal comitato La Voce di Valle che per questa i mattina (venerdì 21 luglio) ha organizzato una marcia di solidarietà che partirà alle 10.30.  Il corteo si muoverà dalla sede del Centro, da quello che è possibile intravedere del centro visto che oramai la vegetazione svetta talmente alta da sovrastare e nascondere qualsiasi segnale che fornisca indicazioni su che cosa sia quella struttura.

I manifestanti da Valle si porteranno presso la piazza della Chiesa di San Ciro dove ad accoglierli ci sarà Don Luciano e dove si avvicenderanno i rappresentati del comitato per illustrare istanze e fare domande. Un modo per sollecitare le istituzioni; gli amministratori avellinesi ma anche quanti vorranno dare un contributo concreto, o che potranno fornire risposte esaustive su quello che sarà il destino del centro. Hanno già dato la loro adesione a partecipare il consigliere regionale Carlo Iannace, il Sindaco di Mercogliano Massimiliano Carullo, i consiglieri del gruppo Si Può al Comune di Avellino Nadia Arace, Francesca Di Iorio e Giancarlo Giordano, l’associazione Don Tonino Bello.

“Vorremmo che fosse una marcia di civiltà da cui far ripartire l’attenzione sul centro. Nessuna contrapposizione con l’Aipa, anzi, o con il Comune di Avellino. Ci aspettiamo la partecipazione di tanti cittadini ma anche dei rappresentati politici e istituzionali che possano aiutarci a capire –  spiega il presidente del comitato Raffaele Taglialatela- Non è possibile che una struttura come questa, costata poco più di tre milioni di euro, venga bloccata per incomprensioni burocratiche e amministrative. In gioco c’è la salute di tanti bambini, ragazzi, persone adulte che aspettano che il centro diventi una realtà, a cui tante famiglie guardano come ad un segnale di speranza per chi purtroppo lotta quotidianamente con i limiti di una patologia così difficile e particolare. E’ nostra intenzione chiedere, avere l’impegno di chi riveste un ruolo tale da consentirgli di intervenire per sbloccare un iter fermo da troppo tempo”.

Ma intanto le questioni che anno dopo anno si sono sollevate con il procedere dei lavori per la struttura di Contrada Serroni sono tante e talmente delicate che un poco di chiarezza la si dovrà fare prima o poi. Il primo nodo da risolvere riguarda il modello di gestione da adottare. C’è chi spingerebbe per una gestione esclusivamente privata, chi invece per quella pubblica e chi ritiene fondamentale la gestione mista per un centro come quello di Valle. E da indiscrezioni si apprende che siano già stati organizzati corsi per formare parte del personale. Forse anche di questo si dovrebbe cominciare a parlare e in maniera seria visto che le voci si rincorrono e gli interessi potrebbero diventare tanti e tali da avere conseguenze devastanti sul buon funzionamento della struttura. Far diventare la scelta del modello di gestione un ostacolo sarebbe un torto troppo grave per tante famiglie e tante persone da non potere escludere nessuno dalla colpa.