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Avellino – Di questi tempi, l’anno scorso si festeggiava. Il 12 maggio 2019, l’Avellino espugnava per 2-0 il neutro di Rieti contro il Lanusei, grazie ai gol di De Vena e Tribuzzi. Un risultato che significava promozione in LegaPro, celebrata con una grande festa da circa settemila tifosi irpini assiepati sulle gradinate del “Manlio Scopigno”. Gioia, lacrime ma soprattutto giubilo per un club tornato tra i professionisti dopo il purgatorio della D.

Ad ogni gol lo stadio tremava e fletteva talmente tanto da far temere il peggio, al punto da costringere lo speaker dell’impianto ad invitare i tifosi a “non saltare per motivi di sicurezza”. Una cavalcata estenuante per l’Avellino. Durissima. Ad un tratto della stagione la formazione di Giovanni Bucaro, giunto a dicembre in Irpinia dopo l’esonero di Archimede Graziani, aveva un -10 dalla capolista. Un tecnico capace di rianimare un gruppo ma soprattutto di tenerlo sul pezzo nonostante il grosso gap. Un gruppo supportato dal pubblico che nonostante le sconfitte sarde contro Torres, Latte Dolce oppure Cassino ha macinato chilometri su chilometri inseguendo quel sogno che oggi è realtà, la Serie C.

L’Avellino torna in Serie C, battuto il Lanusei nello spareggio

Una promozione voluta ed ottenuta da un gruppo solido. Una stagione che si è conclusa, prima della tempesta della vecchia gestione, con la vittoria della Poule Scudetto. Oggi la realtà, purtroppo, è diversa da quel giorno magico. L’emergenza Covid-19 ha messo in discussione il proseguo della stagione, ma soprattutto mette in dubbio il futuro del calcio in tutte le categorie. E chissà che ripensare alle immagini di quella festa non possa alleviare questa astinenza da calcio. Un calcio che tornerà ad emozionare piccoli e grandi. Ora è tempo di preservare la salute, ma soprattutto di progettare l’Avellino del futuro. Un futuro solido con l’arrivo al timone della famiglia D’Agostino.