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La decisione di mettere in liquidazione Avellino Città Servizi (ACS) segna uno dei momenti più bui per la gestione delle società partecipate del Comune di Avellino. Una vicenda che, secondo Avellino Prende Parte, non nasce oggi ma affonda le radici in anni di cattiva amministrazione, omissioni politiche e mancate assunzioni di responsabilità. Nel mirino finiscono gli ex sindaci Gianluca Festa e Laura Nargi, accusati di aver condotto la società pubblica verso il collasso e di aver abbandonato lavoratrici e lavoratori a un futuro incerto.

“La messa in liquidazione di Avellino Città Servizi (ACS) non è un fulmine a ciel sereno: è il risultato prevedibile di anni di cattiva amministrazione, scelte sbagliate e silenzi colpevoli da parte di chi ha governato la città e la stessa società partecipata.

Da tempo era evidente che ACS fosse un’azienda volutamente lasciata allo sbando, priva di una visione industriale, gestita con logiche politiche anziché con criteri di efficienza, trasparenza e tutela dei lavoratori. Quella stessa politica che ha usato ACS a proprio uso e consumo, giorno dopo giorno, mentre ne organizzava, di fatto, la liquidazione.

Ma queste responsabilità hanno nomi e cognomi. In primis, l’ex sindaco Gianluca Festa, che ha creato le condizioni per cui ACS chiudesse il bilancio in perdita, ordinando lo stralcio di fatture 2016-2018 e certificando, con un solo colpo di penna, il deficit di una società il cui unico socio e cliente era proprio il Comune di Avellino. Il paradosso dove lo stesso Comune che ha affidato servizi ad ACS poi ha deciso di non pagarli.

Nonostante ciò, e malgrado le continue rassicurazioni pubbliche, la totale ricapitalizzazione approvata dal Consiglio Comunale nel 2021 non è mai stata portata a termine né dall’amministrazione Festa né da quella successiva guidata da Nargi, che da vicesindaca prima e da sindaca poi non ha mai posto, se non a parole, la tutela dell’azienda tra le proprie priorità tanto da non approvare in tre anni ben due bilanci.

Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti: una società pubblica portata al collasso, con un patrimonio di competenze e professionalità sacrificato sull’altare dell’improvvisazione e del tornaconto politico. Eppure sarebbe bastata una guida politica e amministrativa seria per valorizzare il know-how acquisito e rilanciare la gestione dei parcheggi attraverso un partner tecnico e un’organizzazione moderna e tecnologica del servizio in qualità di capofila e non solo di mera manovalanza.

La responsabilità della commissaria Perrotta, che ha formalizzato questa decisione, è quella di aver certificato l’incapacità della politica locale di tutelare gli interessi collettivi e, soprattutto, di salvaguardare le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie, che da anni resistono tra precarietà e sacrifici.

Avellino paga ancora una volta il prezzo di una politica che non programma, non controlla e non risponde mai delle proprie scelte. Chi ha gestito ACS deve assumersi pubblicamente le proprie responsabilità, spiegare ai cittadini come si è arrivati alla liquidazione e perché nessuno ha avuto il coraggio di dire fino in fondo la verità né di intervenire concretamente prima che fosse troppo tardi. Una resa che apre la strada alla privatizzazione dei servizi, proprio quelli — come rifiuti e parcheggi — che negli anni hanno generato più disservizi, tensioni sociali e interessi non sempre leciti.

Eppure gli ex sindaci Festa e Nargi sono gli stessi che oggi si candidano a governare la Regione Campania rivendicando i “risultati” raggiunti dalle proprie amministrazioni. Risultati che sono macerie sotto gli occhi di tutti e soprattutto sulle spalle di 23 famiglie che ancora oggi non conoscono il proprio destino. La città merita chiarezza, non giustificazioni tardive. La città merita servizi pubblici efficienti, amministratori competenti e una politica che risponda dei propri fallimenti“.

ACS, cala il sipario: la società va in liquidazione