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Una fila di ombrelli colorati, sospesi tra i palazzi del centro storico di Avellino, ha animato uno spazio già familiare e simbolico, attirando in questi giorni la curiosità di tanti cittadini. Un’idea semplice, senza grandi annunci né etichette ufficiali, diventata in poche ore uno dei punti più fotografati della città. Un’iniziativa che ha riscosso reazioni prevalentemente positive, accendendo l’interesse dei passanti e ravvivando, anche se solo per un attimo, la percezione di uno spazio spesso dimenticato.

C’è chi l’ha vista come un gesto di buon gusto. Chi ne ha apprezzato la leggerezza. Chi, più semplicemente, l’ha immortalata con uno scatto. Di certo ha funzionato, almeno nel breve periodo: la zona si è riempita, il passaggio è aumentato, e per qualche giorno Avellino ha avuto qualcosa di cui parlare che non fosse crisi, chiusure o polemiche.

L’attenzione generata dagli ombrelli dimostra che Avellino è pronta a reagire quando si propone qualcosa di nuovo. L’attrazione per il gesto estetico è comprensibile: in una città che da tempo fatica a vedersi diversa da com’è, anche un piccolo segno basta a cambiare la percezione. Ma questa risposta spontanea della cittadinanza non dovrebbe essere sottovalutata, né utilizzata in modo strumentale.

Al contrario, dovrebbe essere colta come indicazione chiara di un bisogno collettivo: quello di spazi curati, di iniziative pensate, di attenzione ai dettagli. Non si tratta solo di arredo urbano: si tratta di identità, di appartenenza, di relazione con il territorio.

Tuttavia, questa domanda di bellezza e partecipazione non può essere soddisfatta solo da eventi episodici. Perché se è vero che un gesto semplice può riaccendere l’interesse, è altrettanto vero che senza una direzione, senza una visione coerente, senza un progetto urbano stabile, tutto rischia di ridursi a una parentesi.

Avellino non ha bisogno solo di scorci nuovi da fotografare. Ha bisogno di spazi pubblici funzionali, di cultura diffusa, di infrastrutture moderne, di opportunità per i giovani, di una pianificazione urbana integrata. E ha bisogno che tutto questo sia frutto di una strategia chiara e condivisa, non di un insieme di interventi scollegati tra loro.

La sfida non è creare attrazioni temporanee, ma costruire un ambiente urbano che sia vivibile ogni giorno. La politica cittadina, oggi più che mai, è chiamata a fare scelte: su cosa investire, come intervenire, con chi costruire. E queste scelte devono reggere alla prova del tempo, non solo dello sguardo. In un momento in cui il consenso si gioca spesso sulla capacità di “mostrare” qualcosa, Avellino ha bisogno che si torni a costruire.

E che alla domanda di bellezza si accompagni, finalmente, una risposta concreta e duratura. Perché i cittadini, sotto quegli ombrelli, non stanno solo alzando lo sguardo. Stanno aspettando di capire dove si va.